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venerdì 19 giugno 2020

Il salto in lungo alle Olimpiadi

Disciplina tradizionale dei salti, il salto in lungo era presente già alle prime Olimpiadi della storia moderna, quelle di Atene del 1896. Il primo vincitore fu Ellery Clark, un polivalente, che vinse anche l'oro nel salto in alto. Accoppiamento insolito, che oggi desterebbe sensazione. Spesso i lunghisti sono stati anche triplisti o velocisti, sui 100 o 200 m. Le prestazioni crebbero sempre dal 1896, 6,35 m saltati da Clark, fino a Gutterson nel 1912 a Stoccolma: quattro ori USA nelle prime quattro Olimpiadi. Poi, dopo la pausa imposta dalla Grande Guerra, un successo svedese, di Petersson ad Anversa 1920, ed un arretramento nel risultato, come si nota dalla tabella sottostante. La barriera degli 8 metri fu infranta, per la prima volta, da Jesse Owens alle Olimpiadi di Berlino del 1936 (vinse altri 3 ori nei 100 m, nei 200 m e nella staffetta 4x100): 8,06 m e primato del mondo. Poi la Seconda Guerra. A Londra 1948, lo statunitense Steele si fermò a 7,82 m. Per tornare sopra gli otto metri, si dovette aspettare Roma 1960, quando Boston atterrò a 8,12 m. Nel 1968, a Città del Messico, ben sopra i 2.000 m di altitudine, il fantasmagorico salto di Bob Beamon a 8,90 m: record del mondo che avrebbe resistito fino al 1991! Da Los Angeles 1984 ad Atlanta 1996, ci furono quattro ori consecutivi del più grande lunghista di sempre: Carl Lewis. A Pechino 2008, il panamense Saladino vinse con 8,34 m, una misura inferiore a tutte le precedenti fino Monaco 1972. Greg Rutherford fece peggio a Londra 2012, con 8,31 m. Poco meglio Henderson a Rio de Janeiro 2016: 8,38 m. Ed è un caso più unico che raro nell'atletica leggera. Negli ultimi quindici anni, si salta, mediamente, meno lontano. Da segnalare che in 31 edizioni delle Olimpiadi moderne, ci sono state ben 26 vittorie di un atleta statunitense. Il primatista, s'è detto, è Carl Lewis con quattro ori consecutivi. Nessun altro lunghista ha vinto l'oro più di una volta. Segno della difficoltà della disciplina, nella quale la tecnica di rincorsa, salto e sospensione in volo è importante quanto le doti atletiche naturali. E la longevità agonistica ad alto livello è assai ardua.
File:Bob Beamon 1968.jpg - Wikimedia Commons
Bob Beamon, primatista olimpico
nel salto in lungo: 8,90 m

Salto in lungo Olimpiadi: vincitori
 Atene 1896  Ellery Clark  USA 6,35 m
 Parigi 1900 Elvin Kraenzelein  USA 7,18 m
 Saint Louis 1904 Myer Prinstein USA 7,34 m
 Londra 1908 Frank Irons USA 7,48 m
 Stoccolma 1912 Albert Gutterson USA 7,60 m
 Anversa 1920 William Petersson Svezia 7,15 m
 Parigi 1924 DeHart Hubbard USA  7,44 m
 Amsterdam 1928 Ed Hamm USA 7,73 m
 Los Angeles 1932 Ed Gordon  USA 7,64 m
 Berlino 1936 Jesse Owens USA 8,06 m 
 Londra 1948 Willie Steele USA 7,82 m
 Helsinki 1952 Jerome Biffle USA 7,53 m
 Melbourne 1956 Greg Bell USA 7,83 m
 Roma 1960 Ralph Boston USA 8,12 m
 Tokyo 1964 Lynn Davies Regno Unito  8,07 m
 Città del Messico 1968  Bob Beamon USA 8,90 m
 Monaco 1972 Randy Williams USA 8,24 m
 Montreal 1976 Arnie Robinson USA 8,35 m
 Mosca 1980 Lutz Drombowski Germania Est 8,53 m
 Los Angeles 1984 Carl Lewis USA 8,54 m
 Seoul 1988 Carl Lewis  USA 8,72 m
 Barcellona 1992 Carl Lewis  USA 8,67 m
 Atlanta 1996 Carl Lewis  USA 8,50 m
 Sidney 2000 Ivan Pedroso  USA 8,55 m
 Atene 2004 Dwight Phillips  USA 8,59 m
 Pechino 2008 Irving Saladino Panama 8,34 m
 Londra 2012 Greg Rutherford Regno Unito  8,31 m
 Rio de Janeiero 2016 Jeff Henderson USA 8,38 m

lunedì 1 giugno 2020

Addio a Bobby Joe Morrow: 3 ori a Melbourne 1956

Aveva solo 21 anni, Bobby Joe Morrow, velocista statunitense quando, alle Olimpiadi di Melbourne del 1956, conquistò tre ori nella velocità: 100 m, 200 m e 4×100 m. Come i connazionali Owens, prima di lui a Berlino 1936, e Carl Lewis, dopo di lui, a Los Angeles 1984, e come Usain Bolt, sia a Londra 2012 che a Rio de Janeiro 2016. Owens e Lewis vinsero però anche un quarto oro nel salto in lungo. Morrow ebbe una carriera luminosa, con tanto di primato del mondo sui 200 piani, ma breve, mancando la qualificazione alle successive Olimpiadi di Roma del 1960.

martedì 31 marzo 2020

Jesse Owens e Carl Lewis

Berlino 1936, Jesse Owens, nero americano, vince quattro medaglie d'oro: 100 m, 200 m, salto in lungo, staffetta 4x100 m. Un trionfo, che mette in crisi le folli sicurezze hitleriane sulla pretesa superiorità della razza ariana. Owens è un atleta formidabile già da alcuni anni. A Berlino arriva da detentore del primato del mondo nel salto in lungo: 8,13 m saltati un anno prima. Primato che resisterà quasi 30 anni. Debbono passarne 48, di anni, perché un altro americano, Carl Lewis, Los Angeles 1984, ripeta l'impresa di quattro medaglie d'oro nelle medesime discipline. Un confronto tra i due è stato spesso proposto. Chi è stato più grande? Di certo Carl Lewis è stato più longevo, anche perché ha potuto partecipare, andando sempre a medaglia - alla fine ne avrà vinte nove! - a quattro Olimpiadi consecutive. Owens invece, dopo Berlino passò al professionismo, allora incompatibile con le olimpiadi. Cui, comunque, a causa della seconda guerra mondiale, non avrebbe potuto partecipare. I giochi del 1940 e del 1944 non si sarebbero tenuti. 

venerdì 7 luglio 2017

Van Niekerk scenderà presto sotto i 43" nei 400 piani

Ha stravinto a Losanna, correndo i 400 piani in 43"62, rallentando nel finale, forte di quella corsa naturale, di quella falcata elegante, in piena decontrazione, che tanto lo distanzia dalla rigidità di Michael Johnson, vecchio dominatore della specialità: Van Niekerk, campione olimpico e primatista mondiale presto, ne sono convinto, scenderà sotto la soglia, anche psicologica, dei 43" sui 400 m. Forse, già ai prossimi mondiali di Londra. Era dai tempi di Carl Lewis che non si vedeva tanto talento in un solo atleta. Ecco, dovendo proprio paragonarlo ad un atleta del passato, mi viene in mente Kevin Young, che, alle Olimpiadi di Barcellona 1992, sbalordì il mondo correndo i 400 ad ostacoli in 46"78, un primato che ancora dura.

sabato 20 agosto 2016

Bolt come Carl Lewis e Nurmi: 9 ori olimpici. Il velocista giamaicano vince anche la 4×100 a Rio

Bolt realizza la terza tripletta olimpica consecutiva: 100, 200 e 4×100 anche a Rio de Janeiro 2016, dopo Pechino 2008 e Londra 2012. Sono così 9 gli originali olimpici dell'assolutamente giamaicano, che eguaglia il primato del fondista finlandese Nurmi e di Carl Lewis, che continuo a considerare il più grande atleta di sempre.

giovedì 24 marzo 2016

Storia #Olimpiadi: #Atlanta1996, Michael Johnson oro nei 200 e nei 400 m, quarto oro di Carl Lewis nel salto in lungo

Le Olimpiadi del centenario da Atene 1896 si tengono, nel 1996, negli Usa, ad Atlanta , piuttosto che nella capitale greca. Trionfano nel medagliere i padroni di casa, davanti alla Russia ed alla Germania. L'Italia torna competitiva e risale al sesto posto, assommando 13 ori, 10 argenti e 12 bronzi. Eroe della manifestazione è il velocista americano Michael Johnson, che realizza una doppietta mai riuscita prima, né dopo, sui 200 e sui 400 m, con tanto di primato del mondo sulla distanza più breve. Cade il 19"72 di Pietro Mennea sui 200 m, dopo diciassette anni: la finale che Johnson domina in uno strabiliante 19"32, vede anche il namibiano Fredericks scendere sotto il vecchio record di Mennea, correndo in 19"68. Inorridiscono i puristi dell'atletica, perché Michael Johnson, dalla corporature massiccia ma non slanciata, corre impettito, con poca fluidità, tenendo un'andatura da soldatino, che, tuttavia, è efficacissima sul tartan. Michael Johnson realizza il primato olimpico, 43"49, sui 400 m. La gara regina dell'atletica, i 100 m, è vinta dal canadese Donovan Baley, che correndo in 9"84 stabilisce il nuovo record mondiale. Il momento più alto dell'atletica, però, coincide con il salto a 8,50 m di Carl Lewis, che conquista così il quarto oro olimpico consecutivo, eguagliando Al Oerter, che, nel lancio del disco, tra Melbourn 1956 e Città del Messico 1968, aveva saputo fare altrettanto. L'Italia ottiene un bronzo con Lambruschini nei 3.000 siepi e l'argento con Fiona May nel salto in lungo. Quattro ori all'Italia arrivano dal ciclismo, tre dalla tradizionale riserva della scherma. L'oro più significativo lo vince, però, Yuri Chechi, nella ginnastica, agli anelli, eseguendo in finale un esercizio straordinario. Da segnalare il torneo olimpico di calcio, vinto dalla Nigeria, davanti all'Argentina di Zanetti e Crespo, capocannoniere a pari merito con Bebeto, ed al Brasile dello stesso Bebeto e di Luis Nazario da Lima in arte Ronaldo, destinato a diventare il più grande centravanti della storia. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata20^ puntata21^ puntata22^ puntata, 23^ puntata)

martedì 22 marzo 2016

Storia #Olimpiadi: #Barcellona1992, il #DreamTeam (23^ puntata)

Olimpiadi a Barcellona, Catalogna, Spagna, 1992. Il mondo è cambiato. Sparita l'Urss, c'è una confederazione delle ex repubbliche socialiste sovietiche, tolti i paesi baltici, che corrono da soli, al primo posto del medagliere, davanti agli Stati Uniti ed alla Germania che Helmut Kohl è riuscito a riunificare. Si affaccia tra le grandi potenze dello sport mondiale la Cina, che ottiene un clamoroso quinto posto. Mentre l'Italia, sulla quale cominciano a soffiare i venti mefitici di tangentopoli, dovrà accontentarsi di un modesto dodicesimo posto, assommando 6 ori, 5 argenti e 8 bronzi. La vittoria più sorprendente è quella dell'inglese Linford Christie, che ha già 32 anni, sui 100 m con un buon 9"96. Nei 200 m, la vittoria va allo statunitense Mike Marsh, che, in semifinale aveva fermato il cronometro a 19"73, ad un solo centesimo dal primato mondiale del 1979 di Pietro Mennea. Carl Lewis, dominatore della velocità nelle due precedenti edizioni dei giochi, vince l'oro, come ultimo staffettista, nella 4x100, che stabilisce il record del mondo in 37"40, Per Lewis, giunge anche il terzo oro consecutivo nel salto in lungo, con 8,67 m, tre centimetri in più di Mike Powell, che l'anno prima a Tokyo, nella più bella gara del lungo della storia, aveva saltato a 8,95 m, primato del mondo ancora imbattuto, mentre Carl Lewis si era fermato a 8,91 m. La gara più bella delle Olimpiadi di Barcellona, invece, restano i 400 h, che un Kevin Young in stato di grazia corre in 46"78, tempo ancora oggi insuperato. L'Italia ottiene soltanto una medaglia nell'atletica, il bronzo di De Benedictis nella 50 km di marcia. I fratelli Abbagnale, dopo gli ori di Los Angeles 1984 e Seul 1988, si fermano all'argento. Le medaglie più belle per gli azzurri vengono dal ciclismo su strada, con l'oro di Fabio Casartelli, che, purtroppo, tre anni dopo, al Tour de France morirà dopo una terribile caduta, e dalla pallanuoto maschile: il settebello azzurro, dopo una drammatica finale chiusa ai supplementari, ha la meglio sui padroni di casa della Spagna. Da ricordare, infine, l'oro, nel basket, del cosiddetto Dream Team, la squadra di pallacanestro degli Stati Uniti, che raduna i migliori talenti Nba dell'epoca, e forse di sempre, da Jordan a "Magic" Johnson a Larry Bird: oro, manco a dirlo ed uno spettacolo unico. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata20^ puntata21^ puntata, 22^ puntata)

lunedì 21 marzo 2016

Storia #Olimpiadi: #Seul1988. #Bordin oro nella maratona, Ben Johnson squalificato (22^ puntata)

Seconde Olimpiadi asiatiche, dopo Tokyo 1964 i giochi si tengono a Seul, Corea del Sud, nel 1988. Dopo i reciproci boicottaggi, Usa ed Urss, al canto del cigno, tornano a confrontarsi. E nel medagliere si'impone l'Urss, che sta crollando sotto i colpi della perestroika di Gorbaciov, davanti alla Germania Est, impero del doping di stato, ed agli Stati Uniti. La sfida delle sfide, riedizione di quella dei mondiali di Roma 1987, si svolge sui 100 m, tra Carl Lewis, già leggendario figlio del vento, ed un atleta canadese, di origini caraibiche, Ben Johnson, assurto agli onori dell'atletica mondiale da un paio di stagioni, dopo un lungo anonimato: massiccio, dalla muscolatura ipertrofica ed irreale, con vene esposte, che pulsano ritmicamente, deltoidi che minacciano di esplodere  e lo sguardo allucinato, Ben Johnson vince in un incredibile 9"79: verrà trovato positivo ai controlli antidoping, ammetterà, dopo qualche iniziale resistenza, di essersi aiutato con sostanze vietate, e sarà squalificate. Uno scandalo senza precedenti. L'oro andrà a Carl Lewis, nuovo primatista del mondo sulla distanza con 9"92. Lewis, vincerà l'oro anche nel salto in lungo, mentre sui 200 sarà beffato dal connazionale Deloach, che con 19"75 avvicinerà sensibilmente il primato di Mennea, quel formidabile 19"72 destinato a resistere altri otto anni. L'Italia ottiene un oro straordinario nella gara più affascinante, la maratona dominata dal veneto Gelindo Bordin, che dopo ottant'anni conquisterà quel trionfo, che Dorando Pietri, a Londra 1908, aveva soltanto sfiorato. Nei 10.000 m, invece, arriva l'argento di Salvatore Antibo, destinato, negli anni che immediatamente seguiranno, a diventare il faro del mezzofondo italiano ed europeo. Le emozioni più grandi per gli azzurri, alla fine decimi nel medagliere con 6 ori, 4 argenti e 4 bronzi, vengono tuttavia dal canottaggio. Nel "due con", i fratelli Abbagnale, Giuseppe e Carmine, guidati dal timoniere Peppino di Capua replicano l'oro di Los Angeles 1984, mandando in estasi Gianpiero Galeazzi che commenta per la Rai la grande impresa dei canottieri italiani, scandendo un ormai epico "andiamo a vincere". Il trionfo degli Abbagnale sarà completato da Agostino Abbagnale, oro nel "quattro senza". Quelle di Seul sono Olimpiadi profondamente segnate dal doping. Della Germania Est, s'è detto. Di Ben Johnson, anche. Ma, l'ombra del sospetto si allunga anche su Florence Griffith Joyner, velocista statunitense, che ancora oggi detiene i primati del mondo su 100 m e 200 m. La Griffith Joyner, manco a dirlo oro nelle due specialità, morirà a soli 38 anni, nel sonno, appena dieci anni dopo i tronfi di Seul. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata20^ puntata, 21^ puntata)

venerdì 18 marzo 2016

Storia #Olimpiadi: #LosAngeles1984. #CarlLewis il figlio del vento vince quattro ori come Owens nel 1936. Oro per Cova nei 10.000 m e per i fratelli Abbagnale nel "due con" di canottaggio

Le Olimpiadi tornano, nel 1984, a Los Angeles, dove si erano già disputate nel 1932: allora, l'Italia, con 12 ori ed altrettanti argenti e bronzi, aveva conquistato uno storico, mai più ripetuto secondo posto nel medagliere, dietro gli Stati Uniti. Che vincono, manco a dirlo, anche nel 1984, anche perché l'Urss resta a casa, ricambiando il boicottaggio subito ai giochi di Mosca 1980, seconda a sorpresa è la Romania, terza la Germania Ovest, mentre l'Italia guadagna un ottimo quinto posto, assommando 14 ori, 6 argenti e 12 bronzi. L'eroe della manifestazione è Carl Lewis, straordinario velocista e lunghista, che ripete i quattro ori quattro conquistati dal connazionale Jesse Owens a Berlino 1936: 100 m (9"99), 200 m (19"80, record olimpico), salto in lungo (8,54 m) e staffetta 4x100 (37"83, record mondiale). Lewis è alto e potente, elegante ed elastico, ha caviglie d'acciaio ed una naturale coordinazione, che gli otterrà il soprannome di "figlio del vento". Nei 200 m, Lewis incrocia Mennea, il primatista mondiale e campione olimpico in carica, che ha già 32 anni, molti per la velocità, soprattutto ai tempi, che chiude settimo in finale. Sara Simeoni, invece, d'oro come Mennea a Mosca, supera comunque i 2 m nel salto in alto e vince la medaglia d'argento. C'è, poi, quanto all'Italia, l'incredibile oro di Alberto Cova nei 10.000 m, che segue l'oro agli Europei del 1982 e l'oro ai primi mondiali di Helsinki nel 1983: una tripletta leggendaria. Dal mezzofondo, 1.500 m arriva anche l'oro di Gabriella Dorio. Le Olimpiadi di Los Angeles registrano anche il secondo oro di Sebastian Coe, in una tiratissima finale dei 1.500 m con i connazionali Ovett e Cram, come l'oro della nazionale di basket Usa, nella quale brilla la stella di un giovane Michael Jordan. Per l'Italia, c'è anche il primo oro olimpico nel canottaggio, categoria due con, dei fratelli Abbagnale con Peppino di Capua: è il principio di una leggenda sportiva immortalata nelle indimenticabili telecronache di Gianpiero Galeazzi (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata8^ puntata9^ puntata10^ puntata11^ puntata12^ puntata13^puntata14^ puntata15^ puntata16^ puntata17^ puntata18^ puntata19^ puntata, 20^ puntata)

venerdì 5 febbraio 2016

Storia delle Olimpiadi (#Olimpiadi): 9^ puntata (Amsterdam 1928)

Le none Olimpiadi dell'era moderna si disputano ad Amsterdam nel 1928. Per la prima volta nella storia, le donne vengono ammesse a partecipare alle gare dell'atletica leggera, regina della manifestazione. Nella capitale olandese si chiude la leggendaria carriera del finlandese Paavo Nurmi, che conquista nei 10.000 m la sua nona medaglia d'oro ai giochi, un primato che soltanto Carl Lewis riuscirà ad eguagliare, 68 anni dopo, conquistando l'oro nel salto in lungo ad Atlanta '96. Il dominio finlandese nel mezzofondo è assicurato anche dall'oro di Larva sui 1.500 m, di Ritola sui 5.000 m e di Loukola nei 3.000 siepi. Due ori, nel nuoto ca va sans dire, vanno a Weissmuller, in procinto di diventare un divo del cinema. Nel medagliere, si registra l'ennesimo successo degli Stati Uniti, davanti alla Germania ed alla solita Finlandia. Resta assente l'Urss. L'Italia conferma il quinto posto delle Olimpiadi di Parigi 1924: dei sette ori finali, tre arrivano dal pugilato, nessun podio però nell'atletica. Nei 100 e nei 200 m vince il canadese Percy Williams. L'Uruguay, superando in finale l'Argentina, conquista l'oro nel calcio, com'era successo anche quattro anni prima a Parigi. (cfr. 1^ puntata2^ puntata3^ puntata4^ puntata5^ puntata,  6^ puntata7^ puntata, 8^ puntata)

giovedì 27 agosto 2015

Pechino 2015: Bolt vince i 200 metri, ancora secondo Gatlin. Qual è il posto di Bolt nella storia dell'atletica?

Corsa impeccabile, esce con oltre un metro di vantaggio dalla curva e lo conserva nel rettilineo: Usain Bolt è per la quarta volta consecutiva campione del mondo sui 200 metri. Vince in 19"55, di nuovo secondo Gatlin. La leggenda di Bolt non finisce più.  Mai nella storia dell'atletica c'era stato un dominio tanto lungo nella velocità. Quanto ai mondiali di atletica, guardando anche alle altre discipline, soltanto Bubka, con le sue sei medaglie d'oro nel salto con l'asta, ha regnato di più. Alle olimpiadi di Rio de Janeiro, il prossimo anno, sarà ancora Bolt il favorito sui 100 e sui 200. Dopo questa nuova, folgorante impresa, ci si domanda quale sia il posto di Bolt nella storia dell'atletica o, per lo meno, nella storia della velocità. A livello assoluto, continuo a ritenere superiore Carl Lewis, perché più eclettico, non solo impareggiabile velocista ma anche immenso lunghista: quattro ori olimpici consecutivi, da Los Angeles '84 ad Atlanta '96, e la seconda prestazione di sempre, 8,91 a Tokio 1991, in una gara magica, nella quale Mike Powell volò fino a 8,95 metri. Nella velocità, però, Bolt si è spinto oltre l'asso di Santa Monica. Perché Lewis non ha stabilito il primato del mondo dei 200 m, che invece Bolt detiene da sei anni, perché sui 200 m ha vinto un solo oro olimpico, finendo secondo a Seul 1988, perché ai mondiali, Bolt ha colto quattro vittorie consecutive nei 100 e Lewis si è fermato a tre. Insomma: Usain Bolt il più grande velocista di sempre, Carl Lewis il più grande atleta di sempre. Secondo me, beninteso.

giovedì 21 marzo 2013

In morte di Pietro Mennea, campionissimo della velocità

Non sapevo che stesse male, sicché la notizia della sua morte mi ha lasciato spiazzato. Il più grande campione della velocità azzurra, Pietro Mennea da Barletta, è stato per oltre dieci anni il simbolo della nostra atletica leggera. Sebbene non avesse il fisico del predestinato, Mennea seppe affinare l'innata velocità con allenamenti mirati e straordinariamente intensi, sotto la tutela tecnica di Vittori. Nel centro della Scuola Nazionale di Atletica Leggera di Formia, Mennea seppe costruire, giorno dopo giorno, ripetuta dopo ripetuta, scatto dopo scatto, una carriera leggendaria. La cura maniacale nei dettagli ne fece un asso sia sui 100 m che, specialmente, sui 200 m, dove fu medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Monaco del 1972, facendosi conoscere in tutto il mondo. Cominciò allora una rivalità spettacolare con il sovietico Valerij Borzov, sapendo tener testa ai velocisti americani che avevano da Tokio '64 cominciato a dominare il settore. A Montreal '76, ci si aspettava l'exploit, che invece mancò: nessuna medaglia olimpica. Che sarebbe invece arrivata, e d'oro, sui 200 m alle Olimpiadi di Mosca 1980, quando Mennea, partito in una corsia poco favorevole da letteratura, l'ottava, seppe realizzare una strepitosa rimonta, in curva, il fondamentale in cui eccelleva, completandola sul rettilineo finale. L'apogeo di una carriera, raggiunto dopo aver già stabilito il fantastico primato del mondo sulla distanza alle Universiadi di Città del Messico l'anno prima, nel 1979: un record storico che fece strabuzzare gli occhi a tutti gli osservatori: 19"72. Un tempo capace di resistere agli assalti di grandissimi campioni, a cominciare da Carl Lewis, per oltre tre lustri. Fu battuto, dopo diciassette anni, da Michael Johnson alle Olimpiadi di Atlanta del 1996. Mennea divenne un mito, un simbolo, un'icona, l'esempio della classe sposata al lavoro incessante. Si ritirò due volte e due volte tornò in pista, troppo innamorato del tartan, degli allenamenti e delle competizioni, fino all'addio definitivo datato 1988 quando aveva ormai 36 anni. E' stato campione europeo sui 100 e sui 200. E' ancora primatista italiano in entrambe le specialità, 19"72, si ripete sui 200 m, 10"01 sui 100 piani. Sui 200, per la verità, è anche primatista europeo. Fu pure uno straordinario staffettista, tanto da guidare il quartetto azzurro alla medaglia d'argento dietro gli Usa ai primi Mondiali di Helsinki del 1983, assime a Tilli, Simionato e Pavoni. Che la terra gli sia lieve.

sabato 11 agosto 2012

Olimpiadi di Londra: la Giamaica vince la 4x100 con clamoroso record del mondo. Ancora un oro per Bolt dopo 100 e 200

Strepitoso record del mondo della staffetta 4x100 della Giamaica. Un tempo da brividi, sotto la frontiera storica dei 37": 36"84. La frazione finale di Usain Bolt, a dispetto di un cambio schiacciato con Blake, è stata clamorosa. E pensare che la Giamaica era priva dell'infortunato Asafa Powell. I velocisti Usa sono rimasti in gioco per l'oro fino agli ultimi ottanta metri. Gatlin ha corso al meglio, ma, Bolt è di un'altra categoria. Bolt saluta Londra replicando i tre ori di Pechino. Sei ori olimpici assoluti per lui. Ma, Carl Lewis, nove ori olimpici in carriera, resta ancora lontano. La loro corsa lanciata, però, si somiglia molto: straordinariamente redditizia.

venerdì 10 agosto 2012

Olimpiadi di Londra: secondo oro per Bolt, quinto della carriera. Dominio giamaicano

Dominio giamaicano. Un podio tutto caraibico, gli statunitensi pagano dazio duramente. Non succedeva da Mosca 1980, quando gli Usa, però, erano assenti per boicottaggio. Bolt ha trionfato a dispetto della solita partenza alla camomilla. Corsa superba la sua, decelerando negli ultimi metri, sicuro che Blake non avrebbe potuto rimontarlo. Bolt ha corso in 19"32, lo stesso tempo, allora primato del mondo, con il quale Michael Johnson vinse ad Atlanta nel 1996. Insomma, oro nei 100 e nei 200, per Bolt, come a Pechino. Quinto oro olimpico assoluto. Il sesto arriverà, a meno di clamorose sorprese, domenica dalla staffetta 4x100. Nella velocità Bolt è andato oltre Carl Lewis. Ma, Lewis era formidabile anche nel salto in lungo, quattro ori olimpici consecutivi, segno di una versatilità che a Bolt manca.