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martedì 24 maggio 2016

Andalo: vince Valverde, crolla Nibali, Kruijswijk sempre più rosa

Bressanone -  Andalo, comincia l'ultima settimana del Giro d'Italia 2016. Niente da fare per Nibali. Non va in salita. O, quanto meno va meno degli altri, a cominciare dalla maglia rosa Kruijswijk, che sembra danzare sui pedali e va a riprendere chiunque , tra i migliori, osi scappare. Ricorda, ma solo per il modo arrogante di correre, l'Armstrong degli ultimi Tour vinti. Valverde, da parte sua, è tornato vivace, come si era intuito già domenica durante la cronoscalata. Resta davanti con Zakarin e l'immancabile Krusijswijk. Non tiene il loro passo Chaves, ma soprattutto non lo tiene Nibali. La volata tra i battistrada la stravince Valverde, fuoriclasse di 36 primavere, che ottiene il primo successo al Giro d'Italia, ma è, strano a dirsi, alla prima partecipazione. Secondo Kruijswijk, terzo Zakarin. Quarto, più dietro, un buon Diego Ulissi, Nibali cede ben più di un minuto, quasi due. Oggi sì, si può dire, il Giro d'Italia di Nibali è finito. Almeno quanto alla fantasticata vittoria finale.

lunedì 15 luglio 2013

Froome stravince sul Mont Ventoux, ipoteca il Tour, ma crescono i sospetti di doping

Una prova di superiorità imbarazzante, per gli avversari ma, anche, bisogna ammetterlo, per se stesso, quella offerta dal britannico Froome sul Mont Ventoux, cima mitica di Francia, dove si è ormai deciso il Tour de France 2013: nel giorno della presa della Bastiglia, festa nazionale dei francesi. Sul paesaggio lunare, fatale tanti anni fa al povero Simpson, con un sole incombente e spietato, il miraggio di una vegetazione soltanto da immaginare, le sferzate del Mistral e gli echi dei versi del Petrarca, che del monte calvo s'innamorò ai tempi suoi, Froome ha sbaragliato la concorrenza. Due accelerazioni violentissime, la prima per stroncare le speranze di Contador, la seconda per riprendere e staccare il rampante Quintana, che ha dovuto rinunziare anche al successo di tappa. Le gambe mulinate a delle velocità impensabili, una frequenza di pedalata superiore ai cento colpi al minuto. Il volto smagrito e privo di espressione. Sembrava Armstrong, ma era Froome. Maglia gialla sempre più gialla. Una vittoria epica. Ma i sospetti di doping, prima sussurrati, ora si strillano per le strade di Francia e sui giornali di tutto il mondo. Si scomoda la medicina, si studiano le prestazioni. Eppure nessuno può, oggi, dire alcunché di sensato. E' doping? Fino a prova del contrario, no. Ma, piuttosto, impresa solenne, da raccontare fra 50 anni, come avrebbe saputo fare qualche suiver del secondo dopoguerra. Il sospetto, però, resta, infido, beffardo. Si nutre di tutte le cadute di corridori creduti campioni, che invece baravano. Ed allora, come in un post di qualche giorno fa, torno a chiedermi: è vera gloria quella di Froome?

mercoledì 10 luglio 2013

Froome ed i sospetti di doping: è vera gloria?

E' vera gloria? Quella di Froome, intendo dire, il formidabile corridore britannico che sta letteralmente dominando il Tour de France 2013? Le drammatiche vicende di doping, culminate nella radiazione di Lance Armstrong, privato dei sette successi consecutivi al Tour, ha talmente scosso il mondo degli appassionati delle due ruote, da provocare, ad ogni vittoria di un nuovo campione, infinite discussioni sul doping. Insomma, chi vince, è pulito o no? Negli ultimi quindici anni, sono stati colpiti campioni osannati, come Ulrich ed Heras, Pantani e il detto Armstrong, ma anche Riis, che ha dovuto ammettere l'uso di sostanze proibite al Tour del 1996 e Basso, squalificato per due anni, Di Luca e lo stesso Contador, ma l'elenco è lunghissimo ed annoierebbe. A scrivere su Google: "Froome doping", compaiono oltre 600.000 risultati e più Froome consolida il suo primato sulle strade di Francia, più si addensano sospetti sulle sue prestazioni. Il diretto interessato ha rivendicato di essere un ciclista pulito e, sino a prova del contrario, io gli credo. Bisogna credergli. Resta, semmai, il problema di credibilità di tutto il ciclismo, costretto, anche dopo molti anni, a fare i conti con clamorosi casi di brogli. Una sola attenuante, per il ciclismo: questo sport, povero per la maggior parte dei suoi interpreti, duro, spietato, antico, ancestrale, almeno ha il coraggio di lavare i panni sporchi. E di farlo in pubblico. Altri sport, a cominciare dal calcio, dove girano tanti più soldi, preferiscono il costume dello struzzo.
Aggiornamento del 15 luglio 2013: la clamorosa vittoria colta ieri da Froome sul Mont Ventoux ha riacceso, ed era inevitabile, quella spirale di sospetti attorno a lui e, per conseguenza, attorno al ciclismo.