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Visualizzazione post con etichetta Argentina. Mostra tutti i post
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venerdì 9 giugno 2023

Italia-Corea del Sud 2-1: azzurri in finale al mondiale under 20

Vantaggio azzurro con il settimo gol in questo mondiale under 20 di Casadei. Pareggia la Corea del Sud dal dischetto. Nella ripresa azzurri stanchi, ma capaci di tornare in vantaggio con una punizione mancina del subentrato Pafundi: gesto tecnico degno di Mariolino Corso. L'Italia vola in finale, per la prima volta nella categoria under 20, dove affronterà l'Uruguay. Ottimo lavoro del tecnico Nunziata. 

domenica 18 dicembre 2022

Argentina campione del mondo

Parte malissimo la Francia. Di Maria, vero giocatore superiore dell'Argentina terremota la fascia destra avversaria, annichilito Dembelè. Che lo stende. Rigore segna Messi. Poi, Di Maria raddoppia con un mancino delicato. Prima dell'intervallo, Deschamps toglie Dembelè e Giroud. Entrano molto bene Kolo Muani e Thuram. Nella ripresa, stessa musica e Francia fiacca. Poi esce Di Maria. Mentre per la Francia entra Coman. Accorcia Mbappé su rigore. Poi raddoppia con una volée di destro da applausi. Supplementari. Di nuovo avanti l'Argentina con  Messi che segna su respinta di Lloris, dopo tiro del subentrato Lautaro. Non è finita. Perché Mbappé si procura un rigore che trasforma: 3-3. È lui il capocannoniere di Qatar 2022. Si va ai rigori. Vince l'Argentina segnando 4 rigori contro i due che trasforma la Francia. Ora tutti celebrano Messi, che a Maradona neppure gli scarpini avrebbe potuto allacciare. Di Maria migliore di Messi nell'Argentina attuale. La finale l'ha persa Deschamps. 


mercoledì 14 dicembre 2022

Francia-Marocco: 2-0. Francia in finale

Un gol per tempo per i francesi, che battono il Marocco e raggiungono l'Argentina in finale. Marocchini veloci, agili e bravi tecnicamente sfiorano il gol a più riprese: difettano di fortuna e precisione. E reclamano un rigore che probabilmente c'era. Prevale la maggiore esperienza francese. La finale dei mondiali di Qatar 2022 sarà Argentina-Francia. 

martedì 13 dicembre 2022

Argentina-Croazia 3-0: la fortuna di Messi

La Croazia di questa sera è stata, ripeto, quella di questa sera, la più scarsa semifinalista di un mondiale dai tempi di Bulgaria e Svezia a Usa 94. Il peggiore mondiale che io ricordi, prima di questo in Qatar. Partita orrenda di Brozovic: il secondo gol argentino è nato da un suo cross molle e fluido, da partitella in pareo sulla spiaggia di Cap d'Antibes.  Lovren e Gvardiol, che fino ad oggi si era ben comportato, hanno marcato come dei dilettanti, non aiutati dal resto della squadra, allungata e imprecisa. Messi, uno che in partite così sparisce sempre, con loro ha potuto fare quel che ha voluto. Dei croati, si è salvato solo Modric. E, in parte, Kovacic. D'altra parte, solo la supponenza e la svagatezza brasilian aveva permesso ai croati di arrivare in semifinale. La Francia, per ragioni metacalcistiche, faticherà con il Marocco nell'altra semifinaledi domani sera, ma, credo, lo batterà. In finale, vedo la Francia favorita con l'Argentina. Sebbene la fortuna di Messi abbia raggiunto dimensioni sesquipedali.

venerdì 9 dicembre 2022

Olanda-Argentina 5-6 d.r.: Argentina in semifinale

Argentina avanti con Molina, nel primo tempo, e Messi, su rigore, nella ripresa. Nel tremendo, concitatissimo finale, è il subentrato Weghorst a segnare una clamorosa doppietta che trascina la partita ai supplementari. Il secondo dei suoi gol è frutto di uno schema eseguito alla perfezione. Il risultato non cambia, anche se l'Argentina va vicina al gol con Enzo Fernandez e Lautaro Martinez. Rigori. Vince l'Argentina. Rigore decisivo di Lautaro. 

sabato 3 dicembre 2022

Argentina-Australia 2-1: Messi, J. Alvarez

Strana squadra l'Australia. Regala due gol agli argentini, sì anche il primo di Messi, che arriva indisturbato a calciare nel mezzo dell'area avversaria. Tanto più quello di Julian Alvarez, dopo pasticcio di supponenza giochista del portiere australiano. Il gol che accorcia le distanze arriva tardi. E l'Argentina sbaglia  con il subentrato Lautaro,  innervosito dalla concorrenza di Alvarez, il terzo gol. Finisce 2-1 per la squadra di Scaloni, che affronterà l'Olanda ai quarti. E ci vorrà ben altro.

mercoledì 30 novembre 2022

Argentina agli ottavi contro l'Australia

Battuta la Polonia 2-0, con gol di Mac Allister e del giovane centravanti del City, Julian Alvarez, schierato inizialmente al posto di Lautaro Martinez. Messi, fedele alla sua tradizione di giocatore meno decisivo della storia della nazionale argentina, aveva prima sbagliato un rigore. Per differenza reti, nel gruppo C, finisce seconda proprio la Polonia  mentre il Messico è eliminato. Agli ottavi, la Francia, vincitrice del gruppo C, nonostante la sconfitta contro la Tunisia, affronterà la Polonia. L'Argentina,  invece, sfiderà l'Australia, che ha decretato l'eliminazione della deludente Danimarca. 

martedì 22 novembre 2022

Argentina-Arabia Saudita 1-2: Messi spaesato

Se possibile, questa sconfitta dell'Argentina contro l'Arabia Saudita ai mondiali del Qatar 2022, è più clamorosa di quella che l'Albiceleste campione in carica subì nella partita inaugurale di Italia '90, contro il Camerun. Quell'Argentina, capitanata dall'immenso Maradona, avrebbe poi raggiunto la finale di Roma. Tornando all'oggi, fase difensiva imbarazzante per la squadra di Scaloni, che subisce la rimonta saudita dopo il rigore segnato da Messi. Sul volto del quale, abbiamo osservato lo stupito spaesamento, che spesso lo ha colto fuori dalla comfort zone del grande Barcellona che fu. Niente di nuovo sotto il sole. 

giovedì 17 novembre 2022

Qatar 2022: presentazione, gironi, pronostici

Domenica 20 novembre prenderà il via il campionato del mondo in Qatar, il primo autunnale nella storia del calcio. Scelta infelice, legata soltanto al grande moloch contemporaneo: il denaro.

L'Italia non ci sarà, per la seconda volta consecutiva. Argentina e Brasile proveranno ad annettersi un titolo che una squadra sudamericana non conquista dal 2022, quando ad imporsi furono i verdeoro del capocannoniere Ronaldo da Lima.

Sarà l'ultimo confronto, a questi livelli, tra Messi e Cristiano Ronaldo, che giocheranno il loro quinto mondiale, dopo aver debuttato a Germania 2006.

Tra le squadre europee, i favori del pronostico sono per la Francia di Benzema* e l'Inghilterra di Harry Kane. Ma, la storia tedesca nelle grandi competizioni impedisce di sottovalutare la Germania. Un gradino sotto il Portogallo e la Spagna.

Qualche sorpresa potrà esserci. Forse già a partire dai gironi. Uno, in particolare è molto duro: nel gruppo G, il Brasile dovrà vedersela con la Svizzera, il Camerun e la Serbia di Milinkovic-Savic, Tadic, Jovic, Vlahovic. Non facili anche il gruppo E ed il gruppo H. Di seguito, gli otto gironi eliminatori.

* 20 novembre 2022: tegola sulla Francia. Benzema salta il mondiale per infortunio muscolare. 

 Gruppo A

Qatar

Ecuador

Senegal

Olanda

 Gruppo B

Inghilterra

Iran

Stati Uniti

Galles

 Gruppo C

Argentina

Arabia Saudita

Messico

Polonia

 Gruppo D

Francia

Australia

Danimarca

Tunisia

 Gruppo E

Spagna

Costa Rica

Germania

Giappone

 Gruppo F

Belgio

Canada

Marocco

Croazia

 Gruppo G

Brasile

Serbia

Svizzera

Camerun

 Gruppo H

Portogallo

Ghana

Uruguay

Corea del Sud

 

mercoledì 1 giugno 2022

Italia-Argentina 0-3: Lautaro, Di Maria, Dybala

L'Italia, campione d'Europa, contro l'Argentina, campione del Sud America. Trofeo nuovo di zecca, ma confronto di grande fascino, che sarebbe stato bello giocare al prossimo mondiale. Dove l'Italia, incredibile dictu, non sarà presente. Sicché dovremo accontentarci della partita di questa sera.

Finisce 3-0 per l'Argentina ispirata da Lautaro, autore del primo gol e dell'assist per il secondo, firmato da un Di Maria in stato di grazia. Il terzo per l'Albiceleste lo sigla il subentrato Dybala nella ripresa con un mancino chirurgico. Solo Donnarumma impedisce che il passivo azzurro assuma dimensioni tennistiche. Messi ha giocato questa sera la miglior partita della sua stagione. Quanto all'Italia, meglio stendere un velo pietoso.

giovedì 3 febbraio 2022

Lautaro goleador con l'Argentina

Due partite, due gol, entrambi decisivi. Lautaro Martinez ha confermato la sua caratura di grande goleador con la maglia dell'Argentina, firmando le reti del successo dell'Albiceleste contro il Cile e la Colombia, durante le qualificazioni ai mondiali di Qatar 2022. Il centravanti nerazzurro è così arrivato a 19 gol in 37 partite con la sua nazionale. Gol che pesano parecchio più dei gol facili che si segnano nella decaduta e decadente Serie A italiana degli ultimi quindici anni. 

giovedì 16 dicembre 2021

Aguero lascia il calcio. Il ritiro di un campione

Aritmia cardiaca e ritiro anticipato dalla scena del calcio agonistico per Aguero. Uno dei migliori centravanti degli ultimi 20 anni. Compatto, gambe fortissime, tecnico come e più di un 10 autentico, e, a dispetto dei 172 cm di statura, formidabile nel gioco aereo. Opportunista, virtuoso del dribbling, scatto secco e tiro potente. Soltanto gli infortuni e la miopia tecnica di Guardiola ne hanno limitato il rendimento negli ultimi anni. Nessuno ha segnato quanto l'asso argentino nel Manchester City, nessuno ha la sua media gol/minuti giocati in Premier League, dove ha lasciato da quarto marcatore assoluto con 184 reti, dopo Shearer, Rooney e Andy Cole. Genero di Maradona, ne aveva sposato la figlia Giannina, salvo poi separarsene, parlava, senza la medesima sapienza e il medesimo genio, va da sé, la stessa lingua calcistica del massimo calciatore di sempre. Non cosa da poco. Per ritrovare un centravanti così tecnico e non particolarmente alto, bisogna risalire a Romario, al Tostao del Brasile '70, ché altrimenti giostrava da 10, o al Meazza dell'Inter anni '30, ché in nazionale Meazza agiva da mezzala. Insomma, fuoriclasse senza se e senza ma. Aguero lascia a 33 anni, con una carriera straordinaria alle spalle, attraversata da lampi di classe purissima e giocate rimaste storiche (vedasi il gol che regalò lo scudetto al Manchester City di Mancini). Gli è mancato solo il mondiale. Per qualche infortunio suo e i noti limiti di carisma e personalità del quasi coetaneo Messi. E la Champions League, a causa dell'ego di Guardiola.

venerdì 15 ottobre 2021

Sudamerica: segnano ancora Lautaro e Gabigol

Nella notte italiana, Argentina e Brasile hanno vinto, contro Perù e Uruguay, le rispettive partite di qualificazione ai mondiali del Qatar 2022. A segno, Lautaro Martinez, per la formazione albiceleste, e, assieme a Neymar e Rafinha, Gabigol, sottovalutato ai tempi della sua esperienza nerazzurra. Goleador quanto mai efficace nel campionato brasiliano e in Copa Libertadores, ora Gabriel Barbosa, in arte Gabigol, sta dimostrando di meritare il ruolo di centravanti titolare della nazionale brasiliana. Quanto a Lautaro, 17 gol in 33 partite con l'Argentina, siamo di fronte a uno dei migliori attaccanti del mondo. Negli ultimi due anni ha completato la sua maturazione di campione. 

sabato 7 agosto 2021

Messi al Psg: scelta di poca personalità

Messi conferma di avere un centesimo della personalità di Maradona. O, forse, mi sbaglio e ha davvero cognizione dei suoi limiti e magari ha capito quanto il Barca abbia fatto per lui e spera che il Psg possa fare altrettanto. Non è un leader. E vuol giocare nella squadra più forte. Maradona rendeva, da solo, la sua squadra la più forte. E sì, c'è differenza. Una differenza gigantesca. 

domenica 11 luglio 2021

Coppa America 2021: vince l'Argentina

Un gol di Di Maria consente all'Argentina di vincere la Coppa America edizione 2021. Punita la formazione brasiliana, schierata male: Neymar non può fare il centravanti. Messi, all'ennesimo tentativo, vince il primo trofeo con l'Argentina. Più per la modestia degli avversari che per suoi meriti. In finale, come al solito, prova anonima e gol facilissimo sbagliato davanti al portiere. Il solito Messi in nazionale. 

giovedì 27 maggio 2021

Marcelo Bielsa all'Inter?

Soprannominato El Loco, chi, meglio di Marcelo Bielsa potrebbe sedere sulla panchina di una squadra come l'Inter? Il tecnico argentino ha 30 e passa anni di esperienza. Sa giocare con quattro o cinque moduli diversi, ha temperamento e carisma. Saprebbe appastarsi benissimo con l'ambiente e il tifo nerazzurro. Allegri sta andando alla Juve, Simone Inzaghi resta alla Lazio. Io, perché il sentimento viene prima di tutto, vorrei sempre Zenga. In mancanza, non mi viene in mente un nome migliore di quello di Bielsa. Sempre senza alcun rimpianto per Conte.

martedì 16 marzo 2021

Ritratto tecnico di Lautaro Martinez

Quando il nome di Lautaro Martinez fu accostato all'Inter, circa tre anni fa, pochi lo conoscevano. Decisi d'informarmi, guardai qualche video, ero incerto, fin quando m'imbattei in una dichiarazione di un campione tanto grande quanto schivo, Ardiles, centrocampista funambolico campione del mondo con l'Argentina nel 1978: ne parlava come di un grande attaccante, veloce, tecnico e grintoso. Mi bastò. Il parere dei calciatori sui calciatori - non sul calcio in assoluto, ma sui calciatori - per me è generalmente decisivo.

Lautaro, pian piano è andato confermando le belle parole che su di lui spese Ardiles. Ecco, ora che lo conosciamo tutti meglio, di Lautaro vorrei provare a tracciare un ritratto tecnico. Di statura ridotta - visti i tempi di marcantoni e lungagnoni -, Lautaro, a dispetto del suo 1,74 m, è un formidabile colpitore di testa. Per elevazione - ricorda il connazionale Aguero, ma anche il tedesco Riedle, o i cileni Zamorano e Salas, per restare in ambito nerazzurro, invece, Carletto Muraro -, coraggio, scelta di tempo e qualità d'impatto, è tra i migliori in circolazione. Per esempio è molto più forte, in questo fondamentale, di Lukaku, cui rende 16 cm, o, tornando indietro, di Adriano. Perché la statura non basta e conta sino ad un certo punto. Ha tecnica notevole Lautaro Martinez, nello stop, anche orientato, come si dice in covercianese, tanto che spesso gli basta per liberarsi del primo marcatore, ha dribbling stretto, scatto fulmineo e tiro secco, con entrambi i piedi. Tiro spesso eseguito di prima intenzione. Non brilla invece per freddezza in area, dove non sempre capitalizza le occasioni che gli capitino, sia perché sbaglia la scelta - e con l'esperienza potrà migliorare - sia perché il moto perpetuo e il sacrificio in copertura gli tolgono lucidità. Ha un grande temperamento e non teme il confronto fisico con avversari più massicci di lui. La sua forza maggiore è nelle gambe. A 23 anni e mezzo, è già uno dei migliori attaccanti del mondo.

giovedì 14 gennaio 2021

Mauro Icardi: 160 gol in carriera

Stagione travagliata per Mauro Icardi al Psg: fuori quasi tre mesi per infortunio. Nello spazio di pochi giorni, però, il centravanti argentino, per me tra i primi tre al mondo in area di rigore, è tornato al gol due volte. Prima in Ligue 1 poi nella finale di Supercoppa di Francia, conquistata ieri contro il Marsiglia. Al netto di una narrazione spesso forzatamente critica nei suoi confronti, Icardi ha vinto il quarto torneo con i parigini, segnando 24 gol in 41 partite. Restando ai numeri, che come sempre sono dalla parte di Icardi, ieri ha segnato il gol n. 160 da professionista. 

mercoledì 25 novembre 2020

Maradona addio! Il più grande giocatore della storia del calcio se n'è andato a 60 anni.

Stupore e incredulità. Lo stesso stupore e la stessa incredulità che provavo, tanti anni fa, di fronte alle prodezze sempre nuove, sempre abbaglianti, sempre prometeiche del più straordinario calciatore mai nato. Stupore e incredulità. La notizia mi raggiunge via radio, mentre sono in automobile. Dall'Argentina la notizia della morte di Diego Armando Maradona. Che stesse male e da tempo era noto; che avesse di recente subìto un delicato intervento chirurgico anche; che fosse scampato, lungo la scoscesa via dei mille eccessi seguiti allo splendore incandescente del campo, a molti agguati della vecchia con la falce pure. Tutto questo era noto, ma che Maradona potesse morire, ecco, questo era impossibile da pensare. Perché gli eroi non muoiono. E non dovrebbero morire. E Maradona era stato un eroe. Un eroe del Sud del Mondo, cresciuto dentro una delle tante ville miseria di Buenos Aires, ed era asceso alla gloria imperitura. Gli scudetti contro la storia a Napoli, il Mondiale 1986 contro le leggi della fisica, con l'Argentina. Con quel sinistro fabuloso e incantatore, che con la palla amoreggiava senza bisticci, ricambiato, tramutando in successi inaspettati tutti i sogni più avventurosi. Maradona aveva conservato lo sguardo timido del ragazzetto che, a dieci anni, intervistato dalla televisione argentina, dopo aver regalato palleggi e giocate da prestigiatore, diceva di voler giocare un mondiale con l'Argentina e di volerlo vincere: due sogni aveva, quei due. Li avrebbe realizzati entrambi. Menotti non lo convocò ai mondiali di casa del 1978, lasciando a Kempes e Passarella e Ardiles il compito di portare acqua al mulino dei colonnelli. Meglio così. Maradona era già un fenomeno, che solo di lontano poteva rassomigliare a Sivori, fortissimo ma senza un decimo della forza dirompente e del carisma di Diego Armando, o a Rivelino, brasiliano, mancino va da sé, idolo d'infanzia del medesimo Maradona. I due sommati e moltiplicati per dieci non potevano valere un decimo di Maradona. E sia detto con rispetto per quei campioni veri. Il problema è che Maradona era di un'altra pasta. Veniva da un altro mondo. Giocava un altro calcio. Nessuno ha saputo prendere per mano squadre, oneste e modeste, e portarle al trionfo come ha fatto lui. Nessuno ha saputo elevare il livello di gioco dei compagni come ha fatto lui. Nessuno, in nessuno sport. L'identificazione simbiotica e romanzesca che visse con Napoli, trascinata due volte sul tetto d'Italia fu emblematica e, mi si lasci dire, metacalcistica perché antistorica. Maradona fu il novello Masaniello, cui il popolo, tutto il popolo, però, mai voltò le spalle, continuando a sentirne e subirne e impetrarne fascino e malia anche quando Maradona se ne andò. Via dall'Italia nel marzo del 1991 è come se fosse oggi. Perché gli eroi, Maradona fu un eroe magnifico, possono fermare il tempo e lo fermano. I suoi gol, quella punizione dentro l'area contro la Juve di Tacconi, il gol contro l'Inghilterra a Messico '86, le giravolte e le rabone, e i mille calci che non riuscivano ad atterrarlo - perché Maradona aveva nelle cosce e nel tronco una forza erculea, che se ne infischiava dei suoi 165 cm - quei tiri mai violenti e sempre vincenti, quelle inesorabili carezze al pallone, tutto questo non è passato e non passerà. Non c'è Pelé che tenga, figuriamoci Messi. Maradona è stato, anzi, è, il più grande giocatore di ogni tempo. Perché è oltre il tempo. Maradona è morto e con lui se ne va, rattristata ma fiera, una parte della nostra giovinezza. Eppure Maradona è giovane, perché gli eroi sono giovani e belli. E noi possiamo illuderci di rimanere - e forse davvero restiamo - i ragazzi che eravamo allora, quando, anche tifando per altre squadre, ci dicevamo: hai visto? Hai visto cos'ha fatto Maradona? Sapevamo che sfuggiva anche al novero dei campionissimi e ce n'erano ai tempi, da Rummenigge a Platini a Zico. Epperò Maradona, questo l'ammettevamo tutti, era altro, era oltre, era troppo. Chi era Maradona? Dovreste intervistare i suoi compagni di squadra. Non uno, non uno di loro ha mai avuto parole che non fossero d'inalterabile riconoscenza e d'incessante elogio, nonostante gli allenamenti disertati e i molti privilegi che gli lasciavano. Perché Maradona era il più forte, senza lasciarlo intendere e senza farlo pesare. Assumendo tutte le responsabilità e dividendo tutti gli onori. Solo di qualche onere, l'allenamento appunto, amava fare a meno. Ma, in campo, in campo Maradona era sempre Maradona. Lo sapevano i compagni e lo sapevano gli avversari. Se mai vi venisse in mente, che so?, il confronto con Pelé, ecco, andate a leggere le formazioni, una migliore dell'altra, del Brasile del 1958, del 1962 (Pelé giocò una partita e mezza e fu sostituito, benissimo, da Amarildo) e del 1970, e poi scorrete la formazione dell'Argentina del 1986. Su, non c'è confronto. Pelé grandissimo, Maradona incommensurabile. La rive gauche del calcio. Il rivoluzionario, l'antagonista, il barricadero. Ve le figurate le facce degli inglesi, pieni di birra un'ora prima della chiusura dei pub, quando in cinque minuti Maradona scrisse il più grande dramma scespiriano mai rappresentato: gol di mano e poi il gol del secolo? Che faccia fece la Thatcher di fronte al pernacchio di quello scugnizzo, di quel guascone sudamericano, che Galeano definì il più umano degli dei e Brera ribattezzò divino scorfano? Una sconfitta militare, quella delle Malvinas vendicata con una sequela ritmata di tutte le figure del tango. Maradona non solo giocava meglio di chiunque altro, Maradona era il campione di un romanzo popolare, che ce la faceva. Era Jean Valjeant e Oliver Twist, ma pure, a modo suo, il principe Myskin, che il mondo, anche soltanto per sublimi, sfuggenti attimi lo cambiava sul serio. Il re di una corte dei miracoli, che batteva moneta e concedeva grazie. Mi piace ricordare che quando calciava i rigori, di solito, il portiere restava fermo, immobile, al centro della porta. Percosso e attonito, parafrasando qualcuno. Così siamo noi in questo momento. Perché, no, non ce l'aspettavamo. Che la terra gli sia lieve.

giovedì 1 ottobre 2020

Perché "Papu" Gomez è il miglior giocatore della Serie A

Non è certo per la doppietta, bellissima, segnata ieri sera contro la Lazio, che arrivo a definire il Papu Gomez come il miglior giocatore della Serie A, con ciò intendendo il giocatore con il miglior rendimento attuale. Quando arrivò in Italia, ai tempi del Catania, era soprattutto un'ala, tecnica e veloce, che segnava pochi gol ma belli. Dopo la parentesi ucraina, all'Atalanta ha inizialmente giostrato da seconda punta, compiendo, tuttavia, il definitivo salto di qualità la scorsa stagione, quando Gasperini - che passa per un grande innovatore e invece ripropone il calcio degli anni '80, peraltro assai efficace - lo spostò sulla trequarti. Ebbene, in quella terra di confine e perciò terra di nessuno, il tocco raffinato di Gomez è diventato preziosissimo. Lo stop sempre sorvegliato, la finta secca, la rapidità di gambe e il dribbling stretto e il passaggio di prima e il tiro improvviso: tutte le doti indispensabili ad un 10 vecchia maniera, qual è il Papu Gomez. Che peraltro corre anche tanto e non si tira indietro di fronte ai contrasti, sebbene non abbia il fisico del granatiere. La differenza delle sue giocate salta subito agli occhi e ci si chiede perché mai, alla soglia dei 33 anni, non abbia vestito la maglia di una grande tradizionale. Ha avuto poca fortuna anche in nazionale, avendo incrociato i coetanei, o giù di lì, Messi, Aguero e Di Maria, tutti diversi da lui, ma, insomma, gli spazi quelli erano.