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mercoledì 13 luglio 2022

TdF 2022: Pidcock trionfa sull'Alpe d'Huez

Dopo lo scossone prodotto dalla tappa di ieri, con Vingegaard che ha spodestato Pogacar, alla prima vera crisi da due anni a questa parte, oggi, il Tour de France 2022 propone un'altra grandissima tappa, la n. 12, sulle Alpi, da Briancon all'Alpe d'Huez, tra le cime più leggendarie del ciclismo. Tre salite horse categorie, il Galibier, che verrà scalato per il secondo giorno consecutivo, il Col de la Croix de Fer e, appunto, l'Alpe d'Huez. Si preannuncia un grandissimo spettacolo ed è molta la curiosità per la reazione che potrà avere Pogacar. Tutto questo nel giorno che commemora la presa della Bastiglia ed è festa nazionale in Francia. I corridori transalpini cercheranno, più degli altri, il successo di tappa. 


La cronaca.

Fuga precoce. Restano davanti il quattro volte vincitore del Tour de France (2013, 2015, 2016, 2017), Chris Froome, e il forte connazionale Pidcock. Con loro, sulla Croix de Fer, Giulio Ciccone, che si aggiudica il Gpm, Powless e Meintjes. Dietro, il gruppo della maglia gialla Vingegaard, a poco più di 4', è ridotto ad una trentina di unità. Impressiona la forza della Jumbo-Visma. In discesa e in pianura, i battistrada aumentano di nuovo - fino a 6'- il loro vantaggio. Caldo sul percorso. Comincia l'Alpe d'Huez per i fuggitivi, il gruppo maglia gialla, a 6'20", se la sta ancora prendendo comodissima. Poi, è Van Aert ad assumere la responsabilità dell'andatura e muta lo spartito della corsa. Davanti, invece, si stacca Powless. Che poi si riaccoda. Poi, scatta Pidcock. E cedono Powless e Ciccone. Meintjes e Froome, nell'ordine, restano in scia di Pidcock. Quando mancano 6,5 km all'arrivo, Pidcock comincia a guadagnare sensibilmente sui suoi più immediati inseguitori. Dietro, Vingegaard è ancora con Roglic, Kruijswijk e Kuss. Roglic si sfila. In difficoltà Bardet, che non tiene il ritmo ora imposto da Kuss. Con l'americano, oltre al capitano e maglia gialla Vingegaard, restano Pogacar, Geraint Thomas ed Enric Mas. Pogacar attacca, Vingegaard risponde. Rientrano Thomas e Kuss. Poi, Pogacar riparte, ma il danese non molla. Thomas, sornione, sale con il suo passo, ma è lì. E rientra, il gallese. Trionfa Pidcock, terzo Meintjes, terzo il redivivo Froome. Pogacar, quinto, si toglie la piccola soddisfazione di regolare in volata, Vingegaard, che resta saldamente in maglia gialla. Sconfitti di giornata Bardet, Quintana e Gaudu.


La classifica generale (dopo 12 tappe).
1. Jonas Vingegaard (DAN) a 39" 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'22" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 2'26"
4. Romain Bardet (FRA) a 2'35"
5. Adam Yates a 3'44"

domenica 19 giugno 2022

Tour de France 2022: ha vinto Vingegaard

Le Tour de France 2022🚴

Partenza dalla Danimarca, sei tappe di montagne, con 5 arrivi in salita: la Planche Des Belle Filles, sui Vosgi, Col Du Granon e Alpe d'Huez sulle Alpi, Peyragudes e Hautacam sui Pirenei. Due le frazioni a cronometro, destinate a fare la differenza, soprattutto l'ultima. Pogacar, vincitore delle ultime due edizioni della Grande Boucle è il grande favorito. L'altro campione sloveno, Roglic, con due vice di lusso come Vingegaard e Van Aert, ha la squadra più forte. Ecco il borsino di tutti i favoriti della vigilia.

Le 21 tappe del Tour de France 2022 (si potrà cliccare sulle singole tappe, per leggerne la cronaca).

1^ 1 luglio Copenaghen-Copenaghen 13,2 km 
2^ 2 luglio Roskilde-Nyborg 202,5 km
3^ 3 luglio Velje-Sønderborg 182 km
4 luglio Riposo
4^ 5 luglio Dunkerque-Calais 171,5 km
5^ 6 luglio Lille Metropole- Arenberg Porte du Hainaut 157 km
6^ 7 luglio Binche-Longwy 220 km
7^ 8 luglio Tomblaine-La Super Planche des Belles Filles 176,5 km
8^ 9 luglio Dole-Lausanne 186,5 km
9^ 10 luglio Aigle-Chatel 193 km
11 luglio Riposo
10^ 12 luglio Morzine-Megève 148,5 km
11^ 13 luglio Albertville-Col du Granon 152 km
12^ 14 luglio Briancon-Alpe d'Huez 165,5 km
13^ 15 luglio Bourg d'Oisans-Saint-Etienne 193 km
14^ 16 luglio Saint-Etienne–Mende192,5km
15^ 17 luglio Rodez – Carcassonne 202,5 km
18 luglio Riposo
16^ 19 luglio Carcassonne –  Foix 178,5 km
17^ 20 luglio Saint-Gaudens – Peyragudes 130 km
18^ 21 luglio Lourdes – Hautacam 143,2 km
19^ 22 luglio Castelnau-Magnoac – Cahors 188,3 km
20^ 23 luglio Lacapelle-Marival – Rocamadour 40,7 km
21^ 24 luglio Paris La Defense – Paris Champs-Elysées 116 km

La cronaca in sintesi.

La cronometro iniziale, a Copenaghen, va a Lampaert, che va più forte del connazionale Van Aert, secondo e di Pogacar, terzo. Delude Ganna, solo quarto a 10"dal vincitore. La seconda tappa, dopo due cadute che assottiglia il gruppo, premia la volata di Jakobsen. Van Aert nuova maglia gialla. Che la conserva nella terza da Vajle a Sønderborg, dove è ancora secondo di giornata dietro lo sprinter olandese Groenewegen e davanti a Peter Sagan. Primo giorno di riposo il 4 luglio e trasferimento in Francia. Dopo tre secondi posti, arriva finalmente, a Calais, arrivo della quarta tappa, la vittoria di Van Aert, che attacca e trionfa in maglia gialla negli ultimi 10 km di corsa. Grande prova di forza dell'asso belga. Nella quinta tappa, con arrivo ad Arenberg e tanto pavé, vince il fuggitivo australiano Clarke. Brilla Pogacar, che precede di 13" tutti i migliori, Vingegaard compreso, guadagnando addirittura più di due minuti su Roglic, che va in crisi. Van Aert resta in giallo. Nella sesta tappa, con arrivo a Longwy, piena di cotes, arriva il primo successo di tappa in questo Tout, il settimo in carriera del nuovo Merckx, Tadej Pogacar, che brucia allo sprint Matthews e Gaudu. Pogacar conquista anche la maglia gialla prima che, domani, sui Vosgi, comincino le grandi salite. L'ottava tappa da Tomblaine a la Super Planche des Belles Filles, con durissimo ultimo km di sterrato, regala il secondo successo consecutivo al grande Tadej Pogacar, che riesce a rimontare negli ultimi metri colui che gli contenderà il successo da qui alla fine: il danese Vingegaard. Citazione per Kämna, autore di una fuga terminata a meno di 5oo metri dall'arrivo. Terzo di giornata Roglic, apparso in ripresa. L'ottava tappa si conclude su una cote a Losanna. Trionfa Van Aert su Matthews e, da non credere, Pogacar, che conquista 4" di abbuono. La nona tappa, quasi tutta in Svizzera, si chiude a Chatel Les Portes du Soleil, vince Bob Jungel, dopo un lungo periodo di buio agonistico. Quarto Thibaut Pinot. Pogacar, seguito da Vingegaard, spinta per pochi secondi. Nella decima tappa, si sale sulle Alpi: a Megève arriva la fuga e vince Magnus Cort Nielsen. Il gruppo arriva con quasi 9' di ritardo dal primo e Kamna, decimo di giornata, si porta a 11" dalla maglia gialla di Pogacar. L'undicesima tappa, da Albertiville al Col du Granon Serre Chevalier, riscrive la classifica generale. Sull'ultima ascesa, che segue il durissimo Galibier, Vingegaard s'invola verso la vittoria di tappa e la maglia gialla, mentre Pogacar entra in crisi: giungerà al traguardo con 2'52" di ritardo dal danese. Secondo e terzo di giornata, Quintana e Romain Bardet. La dodicesima tappa, da Briancon al traguardo mitico dell'Alpe d'Huez regala chilometri di gloria a Giulio Ciccone. Ma, a vincere è un suo iniziale compagno di fuga: il talento inglese Pidcock, che stacca tutti a metà dell'ascesa finale. Secondo Meintjes e terzo un grande Chris Froome, allo scoperto per gran parte della gara. Dietro, succede poco. Pogacar sta meglio di ieri, ma non stacca Vingegaard. Con loro, arrivano anche un ottimo Geraint Thomas ed Enric Mas. La tredicesima tappa, con arrivo a Saint-Etienne premia la fuga: vince il danese Mads Pedersen. Sesto Ganna. La quindicesima tappa, da Rodez a Carcassone, tradizionale sede d'arrivo della Grande Boucle, si chiude con una volata vinta dal belga Philipsen sul connazionale Van Aert e Pedersen. La notizia di giornata è il ritiro di Primoz Roglic, alle prese con il mal di schiena. Il 18 luglio secondo giorno di riposo. Nella sedicesima tappa, da Carcassonne a Foix, va via presto una fuga con 29 corridori: resta da solo il canadese Hugo Houle che vince con merito. Secondo Madouas, terzo un altro canadese: Woods. Per il resto, Pogacar non stacca Vingegaard, Bardet perde oltre tre minuti da loro due, ma anche da Geraint Thomas e da Quintana e da Gaudu. La diciassettesima tappa, da Saint-Gaudens a Peyragudes è breve, nemmeno 130 km, ma piena di salite. Fuga iniziale di Pinot e Lutsenko, poi  ripresi. Altri tentativi d'evasione. Alla fine, sul Peyragudes restano Vingegaard, Pogacar e il compagno di squadra McNulty. Volata durissima, con sorpassi vicendovoli: vince, di puro orgoglio, Pogacar. La diciottesima tappa da Lourdes all'Hautacam è uno spettacolo assoluto. Fuga con più di 20 corridori, dei quali restano in testa, sull'Hautacam Thibaut Pinot, Van Aert e Dani Martinez. Poi, il francese si stacca. I due battistrada vengono ripresi da Kuss, Pogacar, che prima era caduto, aspettato cavallerescamente da Vingegaard, e il detto campione danese. Si stacca Kuss, passa a tirare Van Aert. Fino a che Pogacar cede, Van Aert si fa da parte e Vingegaard vola vincere tappa. E Tour. Sì, perché ormai il Tour è suo. Nella diciannovesima tappa, con arrivo a Cahors, Laporte, primo successo francese in questo Tour, anticipa la volata. Secondo Philipsen, terzo Dainese. Nella ventesima tappa, cronometro di 40,7 km che si conclude a Rocamadour, ennesimo trionfo di un superlativo Van Aert, che precede Vingegaard, Pogacar, Thomas e il nostro Ganna. Nell'ultima tappa, sugli Champs Elysées, vince Philipsen. Festa per il meritato trionfo di Vingegaard. Che si è persino concesso, con i compagni della Jumbo-Visma, il lusso di arrivare al traguardo con una cinquantina di secondi di ritardo. 


La classifica generale finale.
1. Jonas Vingegaard (DAN) 
2. Tadej Pogacar (SLO)  a 2'43" 
3. Geraint Thomas (GBR) a 7'22"
4. David Gaudu (FRA) a 13'39"
5. Aleksandr Vlasov (RUS) a 15'46"
6. Nairo Quintana (COL) a 16'33"
7. Romain Bardet (FRA) a 18'11"
8. Luis Meintjes (SUD) a 18'44"
9. Aleksej Lutsenko (KAZ) a 22'56"
10. Adam Yates (GBR) a 24'52"

 

giovedì 21 gennaio 2021

Tour de France 1986: Greg LeMond, un americano a Parigi

Dopo il terzo posto del 1984, dietro Fignon e Hinault, e dopo il secondo posto del 1985, dietro Hinault, nel 1986 Greg LeMond, primo statunitense nella storia del ciclismo, si aggiudicò il Tour de France. L'anno precedente, quando a molti sembrava che potesse scalzare il compagno di squadra e capitano Hinault, LeMond si attenne, obbediente, agli ordini di scuderia. Hinault osservò ed apprezzò. Promettendo che l'anno dopo avrebbe ricambiato il favore. E andò così.

Tour de France 1986

Tuttavia, fu Hinault, dentro la formidabile compagine della squadra francese, La Vie Claire, a indossare per primo la maglia gialla, dopo l'undicesima tappa, da Bayonne a Pau, vinta da Pedro Delgado. Greg LeMond vinse il giorno successivo, ma strappò il simbolo del primato a Hinault soltanto nella diciassettesima tappa con arrivo a Serre Chevalier: vincitore di giornata fu lo spagnolo Chozas, LeMond arrivò terzo, a 6'26", assieme allo svizzero Zimmermann, Hinault, in crisi, solo tredicesimo a 9'47". I tre minuti abbondanti che perse da LeMond non li recuperò più, pur togliendosi la soddisfazione di vincere il giorno dopo sull'Alpe d'Huez, tagliando il traguardo un attimo prima dell'amico/rivale. In quell'edizione della Grande Boucle, furono tre i successi parziali di Hinault, come quelli del velocista italiano Guido Bontempi. Alla fine, a Parigi, primo LeMond con 3'10" su Hinault, secondo, e 10'54" sullo svizzero Urs Zimmermann, terzo. La Vie Claire piazzò quattro corridori tra i primi dieci della classifica generale. Oltre LeMond e Hinault, primo e secondo, anche lo statunitense Hampsten, quarto, e l'elvetico Niki Ruttiman, settimo.

giovedì 14 gennaio 2021

Tour de France 1980: Zoetemelk

Il primato dei sei secondi posti al Tour de France difficilmente sarà sottratto a Joop Zoetemelk. Eppure ne vinse anche uno, di Tour, il grande campione olandese, nel 1980, qualche mese prima della soglia biologica fatidica nelle grandi corse a tappe: i 34 anni. Fu per il ritiro di Bernard Hinault, vincitore delle due edizioni precedenti e delle due successive? Nessuno può dirlo. L'asso bretone fu messo fuori causa da una tendinite, che lo costrinse al ritiro mentre guidava la classifica con 21" di vantaggio. Epperò Zoetemelk vinse quel Tour. Dopo essere stato secondo dietro Merckx nel 1970 e nel 1971, dietro Van Impe, nel 1976, quindi proprio dietro Hinault, nel 1978 e nel 1979. E sempre dietro al Tasso avrebbe concluso di nuovo il Tour, nel 1984, a quasi 38 anni.

Tour de France 1980

In quell'edizione 1980 della Grande Boucle, Zoetemelk precedette in classifica il connazionale Kuiper di 6'55" e il francese Raymond Martin di 7'56". Fu l'apoteosi di una lunghissima carriera, nella quale raccolse anche la Vuelta a Espana del 1979 e corse di un giorno di prestigio, come la Freccia Vallone, l'Amstel Gold Race e, soprattutto, il campionato del mondo del 1985 a Giavera del Montello, in Italia, precedendo Greg LeMond e Moreno Argentin. Tornando al Tour de France 1980, Zoetemelk si aggiudicò due frazioni a cronometro. Ma, nelle edizioni passate, dal grande passista scalatore che era, aveva per esempio colto due successi sull'Alpe d'Huez. Il trionfo olandese fu completato dal secondo posto di Kuiper e dal decimo di Lubberding nonché da 11 complessivi successi di tappa di corridori dei Paesi Bassi, di cui tre furono colti da Raas.

mercoledì 11 novembre 2020

Tour de France 1987: 1. Roche 2. Delgado 3. Bernard

Edizione fiume, quella del 1987, del Tour de France, con partenza da Berlino Ovest: 25 tappe, di cui cinque a cronometro, quattro individuali ed una cronometro a squadre.

Tour de France 1987

Vinse l'irlandese Stephen Roche, che già aveva vinto il Giro d'Italia, strappando la maglia rosa, a Sappada, al compagno di squadra della Carrera, Roberto Visentini. Roche, dopo il Tour avrebbe conquistato anche il campionato del mondo: una sbornia di successi, riuscita solo prima ad Eddy Merckx, da convincerlo ad un anno sabbatico nel 1988. Tornando alla corsa, ci fu molta incertezza sino alla fine. Roche ottenne il suo unico successo parziale nella cronometro di Futuroscope del 10 luglio 1987. La maglia gialla finì sulle spalle del giovane Charly Mottet, che assieme a Jean-Francois Bernard divideva i pronostici francesi come possibile successore di Hinualt, ritiratosi l'anno prima. Dopo aver mancato il sesto Tour, battuto da LeMond. Proprio LeMond era il grande assente: un incidente in una battuta di caccia aveva messo in pericolo la sua stessa vita e gli avrebbe impedito di gareggiare sino al 1989. Per questa ragione, il pronostico era aperto a molti, oltre che a Roche. Tra questi: lo scalatore spagnolo Pedro Delgado, che aveva vinto la Vuelta a Espana 1985 ed era stato quarto, allora si correva tra aprile e maggio, alla Vuelta del 1987; Laurent Fignon, che dopo i due Tour vinti nel 1983 e nel 1984 aveva vissuto stagioni meno brillanti; lo scalatore colombiano Lucho Herrera, che aveva vinto la Vuelta quell'anno. Dopo Futuroscope, riprendiamo il racconto, la maglia gialla andò ad un altro francese, Martial Gayant, per due giorni, tornando sulle spalle di Mottet a Pau, dove vinse l'olandese Erik Breukink. Mottet tenne il simbolo del primato per cinque giorni, fino ad essere spodestato dal connazionale Bernard, che trionfò nella cronoscalata sul Mont Ventoux. Il giorno dopo, sull'Alpe d'Huez, vinse lo spagnolo Echave e fu Delgado a vestirsi di giallo. Fino alla cronometro del penultimo giorno, con arrivo a Digione. In quell'occasione, Roche vestì la prima maglia gialla, quella più importante, perché il giorno dopo ci sarebbe stata solo passerella a Parigi. Gli bastarono 40" per vincere. Distacco contenutissimo, solo 2" di più dei 38"che erano bastati a Jannsen per battere Van Springel al Tour del 1968. Fino al 1989, quando Fignon avrebbe ceduto il Tour a Lemond per soli 8". Gli italiani, appena 18 al via, rimasero all'asciutto di successi parziali e fuori dai primi dieci della generale. Questa la classifica finale del Tour de France 1987:

  1. Stephen Roche (IRL)
  2. Pedro Delgado (SPA) a 40"
  3. Jean-Francois Bernard (FRA) a 2'13"
  4. Charly Mottet (FRA) a 6'40"
  5. Luis Herrera (COL) a 9'32"
  6. Fabio Parra (COL) a 16'53"
  7. Laurent Fignon (FRA) a 18'24"
  8. Anselmo Fuerte (SPA) a 18'33"
  9. Raul Alcala (MES) a 21'49
  10. Marino Lejarreta (SPA) a 26'13"

lunedì 15 giugno 2020

Tour de France 1978: la prima di Hinault

Bernard Hinault, bretone di Yffiniac, dopo essere passato al professionismo nel 1975, evitò di correre il Tour fino al 1978. Quando vi si presentò, dopo aver già conquistato la Vuelta a Espana. 

Route of the 1978 Tour de France.png
Tour de France 1978
La concorrenza era forte, dal connazionale Thevenet, vincitore di due Tour, tra cui l'ultimo del 1977, lo scalatore belga Van Impe e l'eterno secondo olandese Zoetemelk (che, poi, il suo unico Tour de France l'avrebbe conquistato a 34 anni nel 1980, approfittando proprio del ritiro di Hinault). 

La prima maglia gialla fu dell'olandese da classiche Raas. Nella quarta frazione, la cronometro a squadre penalizzò moltissimo Hinault, costretto a un difficile recupero. Il 7 luglio, giorno dell'ottava tappa, il suo primo acuto alla Grande Boucle. Contro il tempo: da Saint Emilion a Sainte-foi-la-Grande, in Nuova Aquitania, alla vigilia dei Pirenei. La maglia gialla si trasferì sulle spalle del belga Bruyère. 

Sui Pirenei, il ritiro inaspettato di Thevenet, che apriva spazio alle ambizioni di tutti gli altri, a cominciare da Hinault. Il giorno della festa nazionale francese, a cronometro, fu la volta di Zoetemelk, che si vestì di giallo all'esito della frazione conclusa sull'Alpe d'Huez: vincitore di giornata fu Kuiper, che precedette Hinault di soli 8". Zoetemelk prese comunque la maglia gialla, tenendola nelle successive frazioni alpine. Fino alla terza, e più lunga, cronometro  individuale di quel Tour, 72 km, da Metz a Nancy, che Hinault stravinse, infliggendo a Zoetemelk un ritardo di 4'10", quasi 3,5" a chilometro! Fu il trionfo, poi celebrato due giorni dopo a Parigi. Dove salì sul gradino più alto del podio, precedendo Zoetemelk di 3'56" ed il portoghese Agostinho di 6'54".

Bernard Hinault 1978 (cropped).jpg
Bernanrd Hinault, 1978
Per Hinault, sarebbe stato il primo di cinque Tour de France. Il secondo dei dieci Grandi Giri conquistati in una carriera straordinaria.

mercoledì 29 aprile 2020

Tour de France 1991: vinse Indurain, ma poteva vincere Bugno

Nel 1991, il Tour de France si annunciava, e davvero lo sarebbe stato, combattuto e spettacolare. Intanto, andava in scena un duro scontro generazionale. La vecchia guardia, vecchia si fa per dire, perché non superava i 30 anni d'età, con LeMond, Fignon e Delgado, sei Grande Boucle in tre, si preparava a resistere agli assalti della nuova leva ciclistica, quella del '64, capitanata da Bugno, Breukink, Alcala e Indurain. In quest'ordine. Si tenga presente, al riguardo, che il leader della Banesto era ancora Delgado e Indurain il suo aiutante di campo. Poi, c'era Chiappucci, classe 1963, secondo a sorpresa un anno prima, ma pure secondo al Giro d'Italia 1991, vinto da Chioccioli, con Bugno solo quarto! Ciò nondimeno, Bugno, che si era poi aggiudicato il campionato italiano, volava. Ma, iniziò la corsa avendo nella testa i pronostici dei maggiori suiver dell'epoca, che vedevano in LeMond l'uomo da battere e, pertanto, il principale avversario da curare in corsa. Un errore che gli sarà fatale. A Bugno, intendo. 
La corsa.
Il cronoprologo, manco a dirlo va a Thierry Marie, i francesi lo prevedono per lui. LeMond prende la maglia gialla il giorno dopo, per cederla subito al danese da classiche, Sorensen. Poi, una mai chiarita intossicazione alimentare mette fuori gioco tutta la PDM, con Breukink e Kelly in piena lotta per la generale. Il sigillo del primato torna a Marie e poi ancora a LeMond. Alla decima tappa, Indurain esce dal cono d'ombra di Delgado, annettendosi la cronometro, di 73 km!, da Argentan ad Alencon. Il trono di LeMond vacilla. Nell'undicesima e nella dodicesima tappa, Mottet mette a segno una memorabile doppietta, all'esito della quale Luc Leblanc è maglia gialla. La Francia, che pure aspettava un altro idolo di casa, Fignon, esulta. Il 19 luglio, si decide il Tour. Tredicesima tappa con arrivo a Val Louron. Tappone pirenaico. Caldo, il clima prediletto da Bugno, che potrebbe staccare tutti - ma cura LeMond, un LeMond affaticato sebbene tenace - già sull'Aubisque. E invece si limita ad un attacco dimostrativo nell'ultimo chilometro. Più avanti, sul mitico Tourmalet, passano in testa Chiappucci, Indurain, Bugno, Mottet, Leblanc. C'è la discesa. E Bugno, che in discesa non è un drago, lascia andare Indurain. Perché lo sottovaluta. E poi Chiappucci. Arriva a perdere oltre due minuti e mezzo. Poi, perché sta bene, meglio di tutti, si sveglia, stacca gli altri, recupera nella salita verso Val Louron, rapporto lungo, il suo, pedalata tonda, la sua, eleganza assoluta, la sua. Perde però un minuto e mezzo, in una tappa che avrebbe potuto vincere. E che va invece a Chiappucci. Batterà Indurain sull'Alpe d'Huez, già sua l'anno prima. Ma, ormai, Indurain ha il giallo addosso. E vincerà anche la cronometro, 57 km!, di Macon. Primo Indurain, a Parigi, secondo Bugno a 3'36", terzo Chiappucci a 5'56". Poi tre francesi in fila, Mottet, Leblanc e Fignon. LeMond solo settimo davanti al connazionale Hampsten, Delgado, detronizzato da Indurain, nono. La rivoluzione è compiuta. Una nuova leva di corridori è al comando. Guidata da Indurain. Bugno ha perso, definitivamente, sebbene ancora non lo sappia, la possibilità di diventare la leggenda che il suo talento gli avrebbe permesso. Un Tour perso in discesa!

lunedì 27 aprile 2020

Tour de France 1990: il tris di LeMond, l'illusione di Chiappucci. L'imboscata di Saint-Etienne

Il Tour de France 1990 fu l'ultima gara a tappe corsa secondo i canoni del ciclismo antico. Accadde davvero di tutto. Molti pensavano, i francesi lo speravano, che sarebbe andata in scena la rivincita di Fignon su LeMond, dopo la risicata, emozionante vittoria del californiano nella cronometro di Parigi del 1989. Fignon invece fu costretto al ritiro, come gli era già successo al Giro, dominato da un magnifico Bugno: maglia rosa dalla prima all'ultima tappa. Come Girardengo, Binda e Merckx prima di lui. Come nessuno, dopo di lui. Ma, torniamo al Tour. Il francese Marie vince il cronoprologo. Il giorno dopo, avviene l'imprevisto. La "fuga bidone", che porta il canadese Bauer in maglia gialla, con Maasen vincitore di giornata. Tra i fuggitivi, che infliggono al gruppo più di dieci minuti di distacco, anche Claudio Chiappucci. Ventisettenne scalatore, cresciuto nella Carrera, a lungo gregario di Visentini e di Roche. Appena quattordicesimo al Giro dominato da Bugno. I condottieri del plotone capiranno presto di aver usato troppa indulgenza verso quegli attaccanti. Particolarmente coriacea si dimostrerà la resistenza di Chiappucci. Che presto smette i panni dell'imbucato alla grande festa del ciclismo mondiale. Il suo vantaggio si erode ma non sfuma. Anzi, sulle Alpi, dopo il trionfo di Bugno su LeMond all'Alpe d'Huez, Chiappucci tiene. E nella cronometro che arriva a  Villard-de-Lans, vinta da Breukink, si veste di giallo. Il suo vantaggio su LeMond e Breukink è ancora rassicurante. Senonché, in una tappa intermedia, la classica tappa vallonata del Tour, da cui nessun suiver si attende sconquassi, il genio strategico di LeMond ribalta i giochi. Spedisce all'attacco il compagno di squadra Pensec, un altro dei miracolati del secondo giorno di corsa. Chiappucci abbocca, temendo di perdere la maglia. Ma, stremato, non sa replicare al contrattacco di LeMond e Breukink, perdendo, sul traguardo di Saint-Etienne, oltre quattro minuti e mezzo. Fatali. Perché nella cronometro della penultima tappa, vinta ancora da Breukink, LeMond gli porterà via, secondo pronostico, il primato. LeMond vincerà il Tour, con 2'16" su Chiappucci e 2'29" su Breukink. Quarto Delgado, decimo il suo luogotenente Indurain, che, allora nessuno se l'aspetta, farà suoi i prossimi cinque Tour. Sembra, infatti, il meno dotato, e forse lo è, della generazione del 1964, anno di nascita anche di Breukink, Alcala e Bugno! Quinto è lo spagnolo Lejarreta, un maratoneta delle due ruote, che, quasi ogni anno correva, nell'ordine d'allora, Vuelta, Giro e Tour (quindici volte tra i primi dieci della generale!). Settimo è Bugno, vincitore di giornata anche a Bordeaux, che ha corso il Tour dopo il trionfo al Giro e che, a parere di scrive, era il più forte in gara. Ma, non lo sapeva. Come lo sarebbe stato l'anno dopo, nel 1991, pur chiudendo secondo dietro Indurain. Ma, questa è un'altra storia.
Tour de France 1990 - Wikipedia
Tour de France 1990

giovedì 19 luglio 2018

Geraint Thomas doma l'Alpe d'Huez in maglia gialla. Nibali cade e deve ritirarsi

Bardet mi è simpatico come Macron: per niente. Caduto Nibali, per colpe esterne, il bizzoso francese, che mai vincerà il Tour, attacca.  Thomas, in maglia gialla, Froome, Landa e Tom Dumoulin avrebbero aspettato il campione siciliano. Detto questo, grande azione di Kruijswijk, che sembrava quello del Giro del 2016. L'Alpe d'Huez, arrivo della dodicesima tappa del Tour de France 2018, è esigente però. Lo riprendono. Nibali cade e s'è detto. Geraint Thomas tira per Froome, che poi scatta anche, ma non fa il vuoto. Volata a quattro e Geraint Thomas fa il bis. Chi è adesso il capitano del team Sky? Detto questo, prova enorme di Nibali, che disarcionato nel momento del massimo sforzo, contiene il ritardo in 13". Il Tour è ancora lungo.
*Aggiornamento del 20 luglio 2018: Nibali costretto al ritiro dopo la caduta. Peccato. Organizzazione approssimativa al Tour de France, troppi tifosi cialtroni lungo la strada, molti ubriachi o, per lo meno, brilli. Esibizionisti infiammati dal sole. Andare in bicicletta, quella che Nibali guida con una perizia che in gruppo ha solo Sagan, è un esercizio pericoloso. Basta niente ad andare a terra. Transennare prima, controllare di più. Maggior rigore. Ne guadagnerebbe anche lo spettacolo. Poi, c'è il problema della decenza. Non si può classificare quello occorso a Nibali come un incidente di corsa. Non si è bloccato il freno, non c'è stata una foratura. L'organizzazione non ha saputo garantire la percorribilità della strada in sicurezza. Nessun incidente di corsa: l'organizzazione, dichiarando il contrario, ha mostrato tutti i suoi limiti. Che sono gli stessi da sempre. Come nel 1940, sul Col d'Aspin, e gli sputi e le spinte a Gino Bartali e l'Italia, allora si correva per rappresentative nazionali al Tour, costretta al ritiro. Con Fiorenzo Magni in maglia gialla.

sabato 25 luglio 2015

Impresa di Pinot sull'Alpe d'Huez: Froome vince il Tour de France 2015

Thibaut Pinot trionfa sull'Alpe d'Huez: lo considero da anni un fuoriclasse che prima o poi vincerà il Tour de France. Nibali cede dopo l'assolo di ieri: sfuma il podio perché Valverde oggi è brillante. Quintana prova a ribaltare il Tour con un attacco che segna le gambe di Froome, che difende con i denti il suo vantaggio di 2'38". Froome tiene a fatica la ruota di Richie Porte. Valverde lo marca. Quintana avrebbe dovuto osare di più, è partito tardi. Vince Thibaut Pinot, Quintana secondo. Froome cede più di un minuto, ma salva la maglia gialla. Si tratta del secondo successo al Tour per Froome dopo quello del 2013, anche allora davanti a Quintana. Completa il podio Valverde. Nibali quarto, Contador quinto.

venerdì 24 luglio 2015

Impresa di Nibali a La Toussuire - Les Sybelles

Attacco insistito, quasi scriteriato per i canoni del ciclismo moderno, quello che ha permesso a Nibali di trionfare sul traguardo alpino di La Toussuire - Les Sybelles, riscrivendo la classifica generale, ora il campione siciliano è quarto ed il terzo posto occupato da Valverde è alla sua portata, e provocando qualche scricchiolio nelle certezze della maglia gialla. Froome ha accusato Nibali di essere scattato mentre a lui era capitato un incidente meccanico. Nibali ha replicato di non essersene accorto. Poco conta. Resta il fatto che negli ultimi 5 km, Quintana ha poi staccato Froome, dandogli una trentina di secondi e trasformando la tappa di domani con l'arrivo leggendario sull'Alpe d'Huez in quella che potrebbe far saltare il banco. Il miglior Quintana potrebbe anche strappare la maglia gialla ad un Froome che pare assai meno brillante di quello portentoso ammirato sui Pirenei. Nibali, dal canto suo, dopo un inizio sconfortante, ha saputo riprendersi, ha colto il quinto successo di tappa al Tour e scritto una delle pagine più belle del ciclismo italiano degli ultimi dieci anni.

giovedì 18 luglio 2013

Tour de France 2013: sull'Alpe d'Huez vince il francese Riblon, secondo Van Garderen, terzo Moreno Moser

La tappa simbolo del Tour del centenario, con arrivo sul traguardo mitico dell'Alpe d'Huez. Scalata addirittura due volte, con altre montagne e discese nel mezzo. Contador è sorretto da un grande orgoglio ma non ha più il colpo di pedale di qualche anno fa. Cerca in tutti modi di far saltare il banco, coadiuvato dal fido Kreuziger. Froome lascia fare, sicuro del fatto suo.  Quando ricomincia l'ascesa, l'ultima, dell'Alpe d'Huez, con i suoi terribili tornanti, che tolgono il respiro, è evidente l'affanno di Contador come il desiderio di Froome di compiere un'altra impresa. Davanti, in fuga, c'è Van Garderen, ma gli occhi di tutti sono più indietro sulla maglia gialla che scalpita alle ruote di Porte. Froome attacca e Contador si stacca. Lo spagnolo, stravolto, procede del proprio passo. Per una volta Froome, inseguito dai sospetti di doping, va in riserva anche lui. Quintana, che è scalatore puro, gli va via assieme a Joaquim Rodríguez. Froome, sempre radiocomandato, si accontenta di arrivare scortato da Porte. Il Tour de France 2013 è sempre più suo. Contador accusa un forte ritardo. Davanti, intanto, Riblon vince la tappa, dopo aver ripreso e staccato Van Garderen: prima gioia per i francesi. Terzo Moreno Moser.

giovedì 12 luglio 2012

Tour de France 2012: a La Toussuire Les Sybelles trionfa Rolland. Attacco di Nibali vanificato da Froome. Crisi per Evans

Si è ritirato Fabian Cancellara, per sei giorni in maglia gialla, vuole assistere alla nascita del suo secondo figlio e, credo, risparmiare qualche energia preziosa in vista delle imminenti Olimpiadi di Londra. Oggi, undicesima tappa del Tour de France 2012, si arriva in salita, a La Toussuire. Attacco di Basso senza esito. Cadel Evans in difficoltà. Wiggins, scortato da un formidabile Froome, procede sicuro. Davanti quattro fuggitivi. A nove chilometri dal traguardo, finalmente, Nibali sferra un attacco deciso. Wiggins non reagisce, mantenendo il luogotenente Froome a scandire l'andatura del gruppetto maglia gialla. Froome passeggia invece di scalare e riprende il generoso Nibali ed il sorprendente Pinot, poi rompe gli indugi e manda in difficoltà lo stesso Wiggins. Ordini di scuderia, Froome deve rallentare. E Froome, non so quanto volentieri, obbedisce. Evans va in crisi e va giù dal podio. Alla fine, vince, con largo merito, il francese Pierre Rolland, lo scorso anno trionfatore sul mitico traguardo dell'Alpe d'Huez. Wiggins resta maglia gialla, ma, la sensazione è che il più forte del gruppo sia Froome, ora secondo, Nibali terzo.