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giovedì 6 ottobre 2022

Il Napoli europeo di Spalletti

Ha vinto l'Inter, ha stravinto il Napoli, ha straperso il Milan, ha vinto la Juve. Questo il bilancio della terza giornata delle italiane in Champions League. L'Inter ha compiuto un'impresa, non solo per il valore dell'avversario, ma soprattutto per il periodo difficile che stava e sta attraversando. La Juve ha rispettato il pronostico contro il Maccabi Haifa. Il Milan, che forse non ha il gioco europeo che gli riconosce Sacchi, ha perso 3-0 sul campo del Chelsea: mai in partita i rossoneri. E il passivo avrebbe potuto essere più pesante. Straordinario il successo esterno del Napoli sull'Ajax. Gli azzurri di Spalletti sono tutti in forma. I nuovi, da Raspadori a Kvaratskhelia, stanno facendo meglio dei loro predecessori. Ho sempre considerato Spalletti un piazzato di successo e non un vincente. Ora, più che mai ha la squadra per vincere. Non solo per giocare bene. Lobotka regista di valore, poi, è un merito tutto suo.

lunedì 13 dicembre 2021

UCL Draw: Inter- Liverpool agli ottavi di Champions

Nyon, Svizzera francese, sorteggi degli ottavi di finale della Champions League 2021/22. Comincia la rotta ad eliminazione diretta verso la finale di San Pietroburgo. I sorteggi di mezzogiorno danno gli esiti sotto riportati in carattere corsivo e più minuti. Sì perché sono stati rifatti tre ore dopo: un piccolo grande errore, che aveva permesso l' iniziale abbinamento di Man United e Villareal, provenienti dallo stesso girone, ha svelato che qualcosa non andava e fatto, sia pure a scoppio ritardato, saltare il banco di una cerimonia lunga, noiosa e snervante. Alle 15:00, dopo conciliaboli e ripensamenti, l'Uefa ha fatto la mossa del gambero e dichiarato nullo il primo sorteggio. Così, azzerando proclami, agenzie di stampa e i primi commenti/pronostici abbozzati, ci si è affidati ancora alla sorte. Grande imbarazzo per l'Uefa. Il protocollo, per il Potere, è  essenziale. Ad ogni modo, con il secondo tiro di dadi, sì, insomma, di palline, è cambiato tutto. L'Inter così ha trovato il fortissimo Liverpool di Klopp, la Juve un abbordabile Villareal, il Real Madrid il Psg. I blancos, come i nerazzurri, si troveranno ad affrontare avversari ben più insidiosi. Destino cinico e baro. Ma, forse anche un'occasione. Insomma, la storia della porta che si chiude e del portone che si apre. Più o meno.

Manchester City - Sporting Lisbona

Juventus - Villareal

Bayern Monaco - Salisburgo

Lilla - Chelsea

Manchester United - Atletico Madrid

Ajax - Benfica

Liverpool - Inter

Real Madrid - Psg


Così scrivevo, per dovere di memoria, dopo il sorteggio delle 12:00.

"L'Inter pesca nell'urna l'Ajax, tornato a giocare a grandi livelli e vincitore di tutte le partite del suo girone. Sfida aperta, difficile, ma non proibitiva. Si affronteranno anche il Manchester United di Cristiano Ronaldo e il Psg di Lionel Messi. Sorteggio comodo per la Juve, che se la vedrà con lo Sporting Lisbona. Ma è andata bene anche al Chelsea, che affronterà i francesi del Lille.

Villareal - Manchester City
Atletico Madrid - Bayern Monaco
Salisburgo - Liverpool
Inter - Ajax
Sporting Lisbona - Juventus
Chelsea - Lille
Psg - Manchester United
Benfica - Real Madrid"



giovedì 21 ottobre 2021

Champions League 21/22: la 3^ giornata

La terza giornata di Champions League ha visto il successo quanto alle italiane di Inter e Juve e la sconfitta di Milan e Atalanta. Se l'Inter ha fatto il proprio dovere contro lo Sheriff, la Juve ha infilato l'ennesimo 1-0 di scuola allegriana, mostrando comunque una solidità nuova, confermata dal punteggio pieno nel girone. Il Milan, che però ha gli avversari più ostici, resta a zero punti dopo la sconfitta con il Porto. L'Atalanta ha sfiorato l'impresa a Manchester e ha perso per il gol n. 138 in Champions League di Cristiano Ronaldo. Intramontabile. 

Da segnalare il primo successo del Barca, le affermazioni perentorie del Bayern Monaco, 4-0 in casa del Benfica, del Chelsea, 4-0 al Malmoe, e dell'Ajax, tornato competitivo come tre anni fa: 4-0 casalingo al Borussia Dortmund. La maggiore impressione continua a farla il Liverpool d Klopp, corsaro sull'ostico campo dell'Atletico Madrid di Simeone.

domenica 12 luglio 2020

È mancato Wim Suurbier, grande terzino di Ajax e Olanda

Uno dei migliori terzini destri della storia. Scuola Ajax, colonna della nazionale olandese seconda ai mondiali del 1974 e del 1978. Tecnica ragguardevole, molta, moltissima corsa, avanti e indietro sulla fascia destra, mentre sulla sinistra impazzava Krol, Wim Suurbier fu un simbolo del calcio totale anni '70. Che perde, con lui, un altro dei suoi maggiori ambasciatori. Terzino abilissimo nel cross: come già Djalma Santos e Carlos Alberto, prima di lui, come Manfred Kaltz e Cafu dopo di lui. 
File:Wim Suurbier en 1974.jpg - Wikimedia Commons
Wim Suurbier, Olanda

giovedì 9 aprile 2020

L'eleganza di Michael Laudrup, il maestro del dribbling a due tocchi

Anno di grazia 1983. La serie A di calcio è il campionato più bello e più competitivo del mondo. Giungono da tutto il mondo i migliori giocatori e tanti già ci sono. Arriva pure, alla Lazio neopromossa, un diciannovenne danese, Michael Laudrup, ma in prestito, perché il suo cartellino appartiene alla Juventus: Boniperti, che quando giocava ne ebbe parecchi, e forti, di danesi in squadra, scommette sul suo futuro di campione. Il problema è trovargli un ruolo. Laudrup è alto 1,83 m, ha un fisico asciutto, gambe forti e reattive. Eccelle nel dribbling, ha uno scatto fulmineo. Pensano in molti che sia una seconda punta. Ma, segna poco. Anche quando, nel 1985, si trasferisce alla Juve, per sostituire Boniek. Platini lo fulmina con un giudizio splendido ma feroce: il più grande giocatore del mondo, in allenamento. Con i bianconeri gioca quattro stagioni da eterna promessa, fino al 1989. E la serie A lo saluta come un incompiuto, privo di grande personalità. Lo prende, però, e non è un caso, il Barca di Cruijff il magnifico. Avviene la svolta. Laudrup con i blaugrana inizia ad interpretare il suo ruolo naturale: la mezzala. Comanda il gioco offensivo, dribbla con naturalezza disarmante, segna con quel suo tiro secco, improvviso, anticipato. Non è barocco, sebbene tecnicamente superiore. Questo lo rende molto apprezzato da Cruijff. Il Barca vince tutto, in Spagna, in Europa e nel mondo. Solo nel 1994, finale di Coppa dei Campioni contro il Milan, la regola dei tre stranieri in campo, e un errore di valutazione del tecnico olandese tiene Michael Laudrup fuori da una partita che il Barcellona perde a sorpresa per 4-0. Senza il danese, il centrocampo catalano è lento e prevedibile. Laudrup poi andrà al Real Madrid, vincendo un'altra Liga, quindi in Giappone, per chiudere nell'Ajax che era stato di Cruijff. Manca il successo agli Europei di Svezia del 1992, perché aveva temporaneamente abbandonato la nazionale danese. Il suo congedo avviene ai mondiali di Francia del 1998. Quarti di finale contro il Brasile. Tolto Ronaldo, il più brasiliano in campo, per tocco ed estro e fantasia è proprio il danese Laudrup. L'eleganza applicata al gioco del calcio. Quell'eleganza, anche nel tratto e nei comportamenti, che fuorviò molti giudizi su di lui. Laudrup era un gentiluomo che si scaldava poco. Ma accendeva il gioco. Chiedete ai giocatori, passati e presenti chi sia stato il miglior giocatore della Liga nei primi anni '90. Risponderanno, anzi hanno tutti già risposto, Michael Laudrup. Il suo dribbling a due tocchi (the two-touch dribble), sempre lo stesso, con palla spostata a velocità massima dal destro al sinistro, ha fatto scuola. Quasi quanto la finta di Garrincha.

venerdì 6 marzo 2020

L'Atalanta, Agnelli e la Champions

Potrebbe essere, quello di questo post, il titolo di una favoletta di Esopo o di Fedro. Tutto sommato, i meccanismi psicologici retrostanti alle dichiarazioni di ieri di Agnelli sono sovrapponibili a quelli raccontati in quelle storie senza tempo. Ed ognuno tragga da ciò le proprie conclusioni. Nel merito, l'Atalanta merita di stare in Champions League, perché nello sport, non conta il passato e il blasone cambia e si reinventa continuamente. Il Genoa ne aveva ben altro, in Italia, negli anni '20, pur essendo ormai al canto del cigno dei successi. Il Feyenoord, ne scrivevo ieri, vinse inaspettatamente nel 1970 la massima coppa continentale, espressione di un paese, l'Olanda, che era stato fino ad un paio di anni prima calcisticamente minore. L'Ajax aveva, in effetti, appena perso in finale dal Milan nel 1969, ma prima? E il Nottingham Forest di Brian Clough, due Coppe dei Campioni (1979 e 1980), quando fino a tre anni prima stava nella seconda divisione inglese? Il blasone cambia, si ottiene, si perde, si può ottenere di nuovo. Sicché, contrariamente a quanto suggerito da Agnelli, l'Atalanta ha oggi più titolo della Roma a giocare in Champions. Fra qualche mese potrà essere diverso. Chi lo sa? Sarebbe utile, in Italia, tornare a studiare la storia. Anche soltanto tornare a studiare. Si eviterebbero certi scivoloni. Tutto cambia. Nel mezzofondo, atletica leggera, per anni dominarono i finlandesi, oggi scomparsi dalle liste di partenza. E domina l'Africa Orientale. E nell'amatissimo, da chi scrive per lo meno, ciclismo? Quanto si è allargata la fascia dei paesi capaci di produrre campioni e risultati?  Non è più solo questione tra Italia, Francia e Belgio. Non è il blasone a vincere, è il talento, l'impegno, la costanza, l'organizzazione. Il blasone può aiutare. Niente di più.

giovedì 5 marzo 2020

Pallone d'oro 1971: 1. Cruijff 2. S. Mazzola 3. Best. La storia

  • Nel 1971 il Pallone d'oro premiò, per la prima volta dalla sua istituzione, un calciatore olandese, il magnifico 10, che però giocava con il numero 14, dell'Ajax e della nazionale dei tulipani, Johann Cruijff. Classe 1947, atleta ed artista, a dispetto dei piedi piatti, che parevano non predire, quando era un ragazzo, una carriera ai livelli più alti. Magro ma forte, aveva corsa e tocco, superiori doti di coordinazione, tiro secco e preciso, il gusto della giocata imprevista, magari inedita, come il famigerato turn Cruijff, uno dei tanti dribbling da lui escogitati ed eseguiti, e visione di gioco e leadership naturale. Aveva un rivale per il ruolo di capo carismatico all'Ajax, Peter Keizer, centravanti massiccio ma tecnico, che gli avrebbe strappato la fascia di capitano, dopo elezioni dello spogliatoio, nel 1973, costringendo Cruijf, risentito per lesa maestà, la sua, a lasciare Amsterdam per Barcellona. Il calcio olandese, quando Cruijff fu premiato nel 1971, dopo la vittoria della Coppa dei Campioni contro il Panathinaikos, allenato, pensate un poco, da un certo Puskas, era in crescita da alcuni anni. E l'anno prima il Feyenoord di Rotterdam aveva vinto a propria volta la Coppa  dei Campioni contro il Celtic Glasgow di Jimmy Johnstone. Prove tecniche di calcio totale in corso da tempo, aiutate da un'eccezionale fioritura di talenti, forgiati da una scuola tecnica severissima e nozioni tattiche non nuove, ma rinnovate, intese alla migliore, costante occupazione dello spazio.
  • Al secondo posto, si piazzò Sandro Mazzola, già fulmineo attaccante della Grande Inter di Herrera, già superbo finalizzatore dei contropiede orchestrati da Suarez quando il calcio all'italiana si faceva scuola, che, dal 1967 si era messo ad agire da mezzala, più per seguire le orme affettive del padre Valentino, insuperato dieci del Torino anni '40,  facendo valere il tocco sapiente, il dribbling facilissimo, il tiro improvviso. Mentre contendeva a Cruijff il titolo di miglior giocatore continentale, stava guidando l'Inter di Invernizzi ad un'incredibile rimonta in campionato, assieme ad altri giovani reduci della Grande Inter come Facchetti, Burgnich, Corso e Jair. 
  • Al terzo posto, si classificò, George Best, magnifica ala del Manchester United, il quinto Beatle, un irregolare incline a mille eccessi fuori dal campo e un talento purissimo in campo, ala destra seconda solo a Garrincha, virtuoso del dribbling, tiro secco e preciso e anche stacco di testa in terzo tempo. A 26 anni fu, incredibile a dirsi, il suo canto del cigno.

mercoledì 26 giugno 2019

L'Inter ha bisogno di Van de Beek non di Lukaku

Allora, Lukaku non mi dispiace. I suoi gol li ha sempre fatti. Ed è uno dei tre centravanti classe 1993 migliori al mondo. Il terzo di loro. Gli altri due, in ordine di valore, sono Harry Kane e Icardi, che è già un giocatore dell'Inter. Che ha pure in rosa il giovane e promettente Pinamonti. Non credo che l'Inter abbia bisogno di Lukaku, il cui cartellino costa uno sproposito. Con quei soldi, probabilmente con meno soldi, si potrebbe arrivare al magnifico centrocampista dell'AjaxVan de Beek. Che possiede tecnica, inserimenti e tiro, tutto ciò che manca al reparto di mezzo dell'Inter

mercoledì 8 maggio 2019

Ajax-Tottenham 2-3: De Ligt, Ziyech, Moura (3). Tottenham in finale

Gol prepotente di De Ligt. Che sembra un veterano eppure ha solo 20 anni. Il Tottenham reagisce e si rende pericoloso ma è impreciso al tiro. Ziyech raddoppia. Mentre Van de Beek giganteggia. Nella ripresa accorcia le distanze Lucas Moura dopo giocata di Alli. E Lucas Moura raddoppia dopo respinta del portiere aiacide su tiro ravvicinato di Llorente. Continui rovesciamenti di fronte. Abbandonata ogni cautela, spettacolo puro. Ziyech sfiora il gol. Gli inglesi affondano ogni volta che possono con Trippier e Rose. Llorente attira tutti i palloni, li controlla con eleganza. Poi l'Ajax coglie un palo con il solito Ziyech a Lloris battuto. Pochettino osa: fuori Trippier, dentro Lamela. Il palo e Onana fermano il Tottenham. Esce uno stanchissimo Van de Beek. E tripletta clamorosa di Lucas Moura! Allo scadere del recupero. Che meraviglia! Tottenham in finale a Madrid per una sfida tutta inglese con il Liverpool. La più bella edizione della Champions League che io ricordi.

martedì 30 aprile 2019

Tottenham-Ajax 0-1: Van de Beek

Un Thomas Muller più giovane e più tecnico. Oltre che,  va da sé, più elegante.  Oppure un Bergkamp con piu corsa e meno estro. Questo mi sembra Van de Beek, campione già maturo, che porta in vantaggio l'Ajax sul campo del Tottenham, replicando la prodezza del ritorno contro la Juve. Il Tottenham, già privo di Kane e Son, perde Vertonghen per infortunio. Ma, sui palloni aerei spediti dall'educatissimo piede destro di Trippier si rende pericoloso. Intervallo. Nella ripresa, l'Ajax aspetta e riparte con manovre sempre rapide e spettacolari. Prende un palo con Neres. Ajax favorito, a questo punto. Ma, non darei il Tottenham già fuori.

giovedì 18 aprile 2019

La lezione dell'Ajax

Mai avuti i soldi delle squadre spagnole, delle squadre italiane o di quelle inglesi. Epperò l'Ajax, da 50 anni, come un fiume carsico, scava periodici solchi vittoriosi nel calcio europeo. Con delle pause inevitabili, perché i campioni li cresce in casa, oppure li va a cercare in campionati minori, quello danese su tutti. Compatibilmente con un portafoglio mai traboccante. Dopo la generazione d'oro di Cruijff e Neeskens, i lancieri di Amsterdam tornarono a vincere in Europa dopo un paio di lustri, nel 1987 in Coppa delle Coppe, quando tornarono ad avere fuoriclasse: Van Basten e Rijkaard e giocatori di valore come Winter, Wouters, oltre al giovane Bergkamp, con il quale avrebbero conquistato anche la Coppa Uefa del 1992. Poi, a metà degli anni '90, hanno ritrovato la forza di issarsi sul tetto d'Europa, ancora con giovani del vivaio, dai gemelli De Boer a Kluivert, da Seedorf a Davids fino al finlandese Litmanen: provate voi a scovare un campione in Finlandia! L'Ajax che ha eliminato la Juve è della medesima pasta. Campioni fatti in casa come De Ligt, De Jong, Van de Beek, ma anche il danese Schone. Giovani forti e motivati, legati alla maglia, talenti pescati dove altri neppure getterebbero l'amo e, poi, il gioco. Perché non è detto che si debba spendere molto più degli altri, per vincere. Il Psg, in Europa, non vince, sebbene spenda senza limiti. L'Ajax accetta il ridimensionamento legato ai cicli generazionali, sapendo che, poi, tornerà a vincere o a lottare per vincere. Un grande esempio. La lezione dell'Ajax!

martedì 16 aprile 2019

Juve-Ajax 1-2: Juve eliminata da un grandissimo Ajax

Giocatore superlativo Van de Beek. È lui a pareggiare il gol iniziale del solito Cristiano Ronaldo. La Juve pressa furiosamente nel primo tempo. Non può durare. Nella ripresa, sale in cattedra l'Ajax, che mostra un gioco d'attacco di rara armonia, fraseggi e allunghi, tocchi di prima, una serie infinita di triangoli, un giocatore sempre libero. È De Ligt a firmare il meritato sorpasso dei lancieri di Amsterdam, che potrebbero dilagare. Juve letteralmente travolta nel secondo tempo. Dopo 8 anni, Cristiano Ronaldo non va in semifinale di Champions League: mi si lasci dire che l'avevo previsto al suo arrivo. Per la Juve, è sempre fino al confine.

giovedì 11 aprile 2019

La forza del gioco dell'Ajax

"Il calcio è come un pianoforte: otto persone lo caricano in spalla e tre sanno suonare quel dannato strumento". (Bill Shankley)
La forza dell'Ajax, dell'Ajax nella storia del calcio, non solo di quello che ieri ha messo sotto la Juventus per gran parte della partita, sta nella contraddizione di questo celebre aforisma coniato dal leggendario allenatore del Liverpool. Tutti i giocatori dell'Ajax, con la sola eccezione di Tagliafico, sanno suonare il pianoforte, sanno giocare a calcio, ne conoscono tutti i fondamentali. Per questa ragione, sembrano correre, e corrono in effetti, più degli altri. E si scambiano le posizioni in campo e governano il gioco, presidiando tutti gli spazi. Li avete visti ieri sera? Tutti, da Blind in su, erano capaci di stop eleganti con il petto, come i brasiliani degli anni '50, quando però il pressing era sconosciuto, tutti sapevano staccare di testa, tutti riuscivano, all'occorrenza, a dribblare, a passare, con entrambi i piedi. Tutti i lancieri avevano un'idea di come si sarebbe sviluppata l'azione che, di volta in volta, cominciavano. Un solo limite ho creduto di ravvisare in questo Ajax, oltre ad un certo difetto di esperienza. La lentezza nel battere a rete. Soprattutto, in area di rigore, quando, per troppo compiacimento dei propri mezzi tecnici, cercavano il dialogo, quando sarebbe servito il monologo. Un tiro, una botta secca, improvvisa. Quello dell'Ajax è stato un grande discorso calcistico, privo, però, delle necessarie esclamazioni. Un corteggiamento troppo romantico del gol. 

mercoledì 10 aprile 2019

Ajax-Juve 1-1: Cristiano Ronaldo, Neres

Quarti di finale Champions League


Amsterdam, andata dei quarti di finale di Champions League. Juventus avanti con Cristiano Ronaldo, subito riacciuffata da Neres. Squadra meravigliosa l'Ajax, un tripudio di tecnica, organizzazione, atletismo: calcio posizionale degno dei lancieri di Cruijff. Raccoglie poco per l'assenza di un centravanti di ruolo. Avrei fatto entrare Huntelaar. La Juve, costretta ad un catenaccio da ancien regime, subisce per tutta la partita e si salva grazie al solito Cristiano Ronaldo e alla qualità di alcuni interpreti, come il subentrato Douglas Costa. Tutto ancora in gioco.

venerdì 15 marzo 2019

UCL DRAW: Ajax-Juventus, Tottenham-Manchester City, Liverpool-Porto, Barcellona-Manchester United

UCL DRAW: 

Sorteggi di Champions League 2018/19. Nyon.


La Champions League entra nella fase saliente. Ecco gli incroci dei quarti di finale tra le otto squadre superstiti. La Juve se la vedrà con il giovane Ajax, il Tottenham di Harry Kane sfiderà il Manchester City di Guardiola. Le vincenti di questi primi due quarti si affronteranno in semifinale. Gli altri due quarti saranno Liverpool contro Porto e Barcellona contro Manchester United: le vincenti si sfideranno in semifinale. Ragionevole attendersi una finale, a Madrid, tra Manchester City e Barcellona o Liverpool. Prevedo l'eliminazione della Juve da parte dell'Ajax: squadra organizzata, spensierata, che ha tecnica e corsa.


  • Ajax - Juventus
  • Tottenham - Manchester City

  • Liverpool- Porto
  • Barcellona - Manchester United

mercoledì 6 marzo 2019

L'Ajax archivia il Real Madrid. Tornerà Mourinho alla guida dei blancos?

Finito in archivio, dopo una notte europea dal sapore antico. Il Real Madrid, vincitore delle ultime tre edizioni della Champions League, tredici in totale, va fuori agli ottavi per mano dell'Ajax di Amsterdam, una squadra che, da 50 anni, carsicamente scompare per riapparire a scrivere la storia del calcio europeo. L'Ajax di ieri non ha campioni iconici, come furono nei primissimi anni '70 Cruijff e Neeskens e Suurbier e Krol, dentro una rivoluzione tattica e culturale che si sprigionava da tutta la terra dei tulipani, perché anche il Feyenoord di Rotterdam, quello di Van Hanegem, aveva sovvertito i canoni tattici dell'epoca e si era issato sul tetto d'Europa, nel 1970. Né giocatori forti come quelli che, a metà anni '90, rivinsero la Champions e ne sfiorarono un'altra: Seedorf, Davids, Kluijvert, Litmanen, i gemelli Frank e Ronald De Boer, Kanu. Epperò ha giocatori di sicuro talento, che corrono molto e si divertono altrettanto. Il Real Madrid, umiliato 4-1 sul campo di casa del Bernabeu, è apparso stanco. E, comprensibilmente, demotivato. Vincere appaga e, alla lunga, il potere logora anche chi ce l'ha. Peraltro, i blancos erano privi del loro giocatore di maggior valore e temperamento, il capitano Sergio Ramos. Che vale per tre e difende per quattro. Era dal 2010 che l'avventura del Real in Champions non terminava agli ottavi di finale. Poi, arrivò Mourinho, fresco di triplete con l'Inter. La storia pare destinata a ripetersi.

lunedì 5 novembre 2018

Van der Vaart si ritira

Talento mancino della terza generazione d'oro olandese, Rafael Van der Vaart, 35 anni, decide di appendere le scarpette al chiodo. Da qualche anno, la traiettoria della sua carriera era discendente. Eppure il talento messosi in luce nell'Ajax di Amsterdam, è stato a lungo il leader di quella pattuglia di talenti, Robben, Sneijder, Huntelaar e Van Persie, tutti nati tra il 1983 e il 1984, che sfiorò il successo ai mondiali sudafricani del 2010. Centrocampista offensivo completo, resistente e veloce, dal tiro secco e preciso. Baricentro basso, controllo pieno del pallone, sapeva reggere il confronto spalla a spalla con difensori più alti e più robusti di lui. Calciava le punizioni a foglia morta, saltava gli avversari con facilità, ma sapeva anche comandare il gioco offensivo con grande naturalezza. Ha brillato oltre che nell'Ajax, nell'Amburgo e nel Tottenham, con una parentesi, in chiaroscuro, nel Real Madrid. Ha vinto, in carriera, molto meno di quanto il suo talento gli avrebbe permesso. Chiude con 198 gol in carriera, proprio come Recoba: il talento mancino, tolto Maradona, per eccellenza.

Rafael Van der Vaart

mercoledì 24 maggio 2017

Mourinho vince l'Europa League 2017 con il Manchester United: battuto l'Ajax 2-0

Un vincente è un vincente. Mourinho conquista il terzo titolo stagionale con il Manchester United: battuto l'Ajax 2-0 nella finale di Europa League a Stoccolma. Replica così il successo ottenuto con il Porto nel 2003, cui vanno aggiunte la due Champions League con lo stesso Porto, 2004, e Inter, 2010. Più otto titoli nazionali, tra Portogallo, Inghilterra, Italia e Spagna. Per tacere del resto. Il numero uno degli allenatori. Stasera tisana per i suoi critici.

giovedì 11 maggio 2017

Manchester United-Ajax finale di Europa League: Mourinho cerca il terzo titolo stagionale

Soffrendo fino alla fine, il Manchester United di Mourinho guadagna l'accesso alla finale di Europa League, dove affronterà un ottimo Ajax, le cui fondamenta sono quelle gettate a suo tempo da De Boer.

giovedì 24 marzo 2016

E' scomparso Johan Cruijff (#Cruijff): il fuoriclasse olandese è stato tra i più grandi calciatori di sempre. Giocatore totale come Valentino Mazzola e Di Stefano

E' scomparso, a 68 anni, Johan Cruijff, uno dei più grandi giocatori della storia del calcio. Straordinario anche per il suo valore allotrio, secondo il neologismo coniato da Benedetto Croce, per spiegare le ragioni extra artistiche del successo della Gioconda di Leonardo. Sì, perché la grandezza di Cruijff, mutatis mutandis, ha varcato i confini del rettangolo di gioco, per diventare fatto culturale o, per lo meno, fenomeno di costume. Cruijff, stella dell'Ajax di Amsterdam, diventa noto alla fine degli anni '60, ma è nei primi anni '70, che il gioco suo e dei suoi compagni, un gioco nuovo e straordinario, dove tutti attaccano e difendono e partecipano alla manovra, scambiandosi ruoli e posizioni, diventa l'emblema del mondo che cambia, delle regole che saltano, degli equilibri che cedono per spostarsi più avanti. E' il calcio totale, la bandiera dell'eclettismo. E Cruijff è per davvero attaccante e difensore, veloce e potente, tecnico e virtuoso del dribbling, alcune figure di superamento dell'avversario sono di sua concezione, come il turn Cruijff manco a dirlo. Poteva scattare trenta volte in una partita eppure giocava con semplicità, mai un tocco di troppo, a parte quel famoso rigore a due. E poi acrobatico e resistente, efficace ed incantatore, comandante in capo sebbene capace di nobile gregariato. Il Pelè bianco si dirà di lui. Tre Coppe dei Campioni consecutive con l'Ajax, tra il 1971 ed il 1973, battendo in finale anche Inter e Juve, con l'Olanda il secondo posto che sa di beffa dietro la Germania Ovest nel 1974, quando già era emigrato a Barcellona, diventando simbolo della Catalogna, per finirci anche da allenatore santone tra la fine degli anni '80 ed i primi anni '90. Tre volte pallone d'oro, un numero sconfinato di ammiratori di diverse generazioni e la convinzione diffusa, per molti di questi, come Sandro Ciotti, che Cruijff fosse il migliore di tutti, perché quelle meraviglie palla al piede le eseguiva a velocità impensate. Fu un innovatore, senza dubbio, anche per una facilità di parola generalmente sconosciuta ai calciatori: ha lasciato un mucchio di aforismi che in queste ore stanno facendo il giro della rete. Prima di lui, soltanto Valentino Mazzola, più potente, ed Alfredo Di Stefano, più goleador, avevano parimenti incarnato il mito dell'uomo squadra, dominante in ogni zona del campo. Dopo Cruijff, che in compenso era più veloce dei due, nessun altro.