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giovedì 24 marzo 2016

E' scomparso Johan Cruijff (#Cruijff): il fuoriclasse olandese è stato tra i più grandi calciatori di sempre. Giocatore totale come Valentino Mazzola e Di Stefano

E' scomparso, a 68 anni, Johan Cruijff, uno dei più grandi giocatori della storia del calcio. Straordinario anche per il suo valore allotrio, secondo il neologismo coniato da Benedetto Croce, per spiegare le ragioni extra artistiche del successo della Gioconda di Leonardo. Sì, perché la grandezza di Cruijff, mutatis mutandis, ha varcato i confini del rettangolo di gioco, per diventare fatto culturale o, per lo meno, fenomeno di costume. Cruijff, stella dell'Ajax di Amsterdam, diventa noto alla fine degli anni '60, ma è nei primi anni '70, che il gioco suo e dei suoi compagni, un gioco nuovo e straordinario, dove tutti attaccano e difendono e partecipano alla manovra, scambiandosi ruoli e posizioni, diventa l'emblema del mondo che cambia, delle regole che saltano, degli equilibri che cedono per spostarsi più avanti. E' il calcio totale, la bandiera dell'eclettismo. E Cruijff è per davvero attaccante e difensore, veloce e potente, tecnico e virtuoso del dribbling, alcune figure di superamento dell'avversario sono di sua concezione, come il turn Cruijff manco a dirlo. Poteva scattare trenta volte in una partita eppure giocava con semplicità, mai un tocco di troppo, a parte quel famoso rigore a due. E poi acrobatico e resistente, efficace ed incantatore, comandante in capo sebbene capace di nobile gregariato. Il Pelè bianco si dirà di lui. Tre Coppe dei Campioni consecutive con l'Ajax, tra il 1971 ed il 1973, battendo in finale anche Inter e Juve, con l'Olanda il secondo posto che sa di beffa dietro la Germania Ovest nel 1974, quando già era emigrato a Barcellona, diventando simbolo della Catalogna, per finirci anche da allenatore santone tra la fine degli anni '80 ed i primi anni '90. Tre volte pallone d'oro, un numero sconfinato di ammiratori di diverse generazioni e la convinzione diffusa, per molti di questi, come Sandro Ciotti, che Cruijff fosse il migliore di tutti, perché quelle meraviglie palla al piede le eseguiva a velocità impensate. Fu un innovatore, senza dubbio, anche per una facilità di parola generalmente sconosciuta ai calciatori: ha lasciato un mucchio di aforismi che in queste ore stanno facendo il giro della rete. Prima di lui, soltanto Valentino Mazzola, più potente, ed Alfredo Di Stefano, più goleador, avevano parimenti incarnato il mito dell'uomo squadra, dominante in ogni zona del campo. Dopo Cruijff, che in compenso era più veloce dei due, nessun altro.

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