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sabato 12 settembre 2015

Aru vince la Vuelta 2015: grande impresa

Attacco inevitabile a 50 km dal traguardo e Tom Dumoulin, cuoce a fuoco lento. Aru si riprende la maglia rossa e vince, domani sarà soltanto passerella a Madrid, la Vuelta 2015. Aru ha meritato il successo, perché è stato regolare. Non mi aspettavo un crollo verticale dell'olandese, che chiude sesto nella generale. Primo Aru, alla fine. Completano il podio Purito Rodriguez, secondo solo perché naufragato a Burgos, e Majka. A 25 anni, Aru è già nella storia del ciclismo italiano.

2 commenti:

  1. Finalmente una tattica perfetta dell'Astana, ieri ha proprio vinto la squadra, tempismo eccelso soprattutto nel fermare Zeits proprio quando Dumoulin era quasi rientrato alla fine della penultima discesa e lì si è decisa la corsa, ottima decisione anche quella di mettergli un uomo a ruota sull'ultima salita per farlo crollare ulteriormente a livello mentale e perfetti pure Landa e Luis Leon Sanchez che l'hanno portato in carrozza fino all'arrivo, fosse stato da solo Aru non credo sarebbe andata allo stesso modo perché non mi sembrava brillante come due giorni fa, altrimenti avrebbe provato l'azione personale invece di stare fisso a ruota dei compagni.
    Sono stato un po' deluso invece da Purito, se avesse provato a seguire Quintana e Majka se la sarebbe giocata sui secondi per la vittoria invece ha preferito seguire il trenino Astana per salvaguardare il secondo posto rischiando però di perderlo da Majka, anche se ha l'attenuante che su salite pedalabili come quelle non è il suo terreno ideale e avrebbe pure potuto rischiare di saltare seguendo il Colombiano e il Polacco.

    Nota a latere, incomprensibile la scelta degli organizzatori di non mettere un arrivo in salita come tappa finale, sarebbe stata più logica la tre giorni di sabato, domenica e lunedì scorsi a posti invertiti con queste ultime tre tappe o quantomeno inserire un arrivo in salita ieri.

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    1. Concordo: gli organizzatori hanno preso una cantonata, proponendo una tappa tutto sommato abbordabile come ultima prima di Madrid. L'arrivo in salita avrebbe garantito ben altro spettacolo. Joaquim Rodriguez, poi, ha pagato una limitata fiducia nei propri mezzi. Ha rischiato poco e raccolto di conseguenza. Come anche Quintana, che del resto si era svegliato tardi pure al Giro d'Italia. Nel ciclismo le gambe contano più di tutto, epperò anche la testa ha la sua importanza e, mi si lasci dire, anche il cuore. Il coraggio, che poi è sempre cuore.

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