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lunedì 27 luglio 2015

Le pagelle del Tour de France 2015

Corsa bella, sebbene non bellissima, percorso inedito, almeno nei primi dieci giorni, ha vinto il favorito della vigilia, Froome, che pedala agilissimo e con nessuna eleganza, ma, fino a prova del contrario, ha vinto con merito il Tour de France 2015. Anche perché gli avversari, dopo la sua vittoria nella prima tappa pirenaica, hanno dato per perso il Tour. Quintana si è ricordato di attaccarlo a fondo soltanto sull'Alpe d'Huez. Tardi. Ecco le pagelle di quest'edizione della Grand Boucle

Froome: 8. Ha vinto per mille ragioni, dalla squadra più forte, ch'era senz'altro la sua, all'impresa a La Pierre Saint Martin, che ha sgomentato e sfiduciato i rivali. Ma, soprattutto, perché ha lottato con coraggio nei primi giorni di corsa, contro il vento e sul pavé, ed invece di perdere terreno, come tutti si sarebbero aspettati, ne ha guadagnato. Secondo Tour de France per Froome, uno dei corridori meno amati dai francesi.

Greipel: 7,5. Assente Kittel e calante Cavendish, il possente velocista tedesco ha trionfato in quattro tappe, in una corsa avara di arrivi per ruote veloci, con il suggello del trionfo sugli Champs Elysees: 128 vittorie da professionista, secondo soltanto a Cavendish tra i corridori in attività, sta cogliendo dopo i 30 anni le vittorie più prestigiose di una grande carriera.

Quintana: 7. Tatticamente poco avveduto, nelle tappe alpine ha corso troppo in attesa. Tardivo sebbene spettacolare il suo attacco sull'Alpe d'Huez. Dubito che riuscirà mai a vincere il Tour.

Valverde: 7. Nessuno mi toglie dalla testa che avrebbe potuto vincere questo Tour. Nelle prime tappe, se non avesse scortato Quintana, avrebbe potuto vestire la maglia gialla e non sarebbe stato facile sfilargliela. Il terzo gradino del podio è stato più che meritato.

Nibali: 7. Confermarsi è sempre difficile. Ma, Nibali, a dispetto del quarto posto, resta uno dei migliori corridori da corse a tappe. Non solo della sua generazione. Al Tour è stato primo, terzo, quarto, settimo, per citare i posizionamenti tra i primi dieci della generale. E risultati analoghi vanta a Giro e Vuelta. Bella vittoria di tappa a compensare qualche indecisione nei primi giorni di corsa.

Pinot: 6,5. E' il corridore che mi fa più simpatia. Grande scalatore ha sbagliato tutto il possibile nei primi giorni di corsa e se i disegnatori volevano favorirlo con il percorso, beh, è certo che non ci sono riusciti. Non ha mollato, è andato sovente all'attacco e finalmente ha trionfato sull'Alpe d'Huez. Un Tour, a dispetto del sedicesimo posto di quest'anno, prima o poi, lo vincerà.

Sagan: 6. Perché a piazzarsi si è piazzato, e la maglia verde l'ha vinta. Ma, uno come lui, che nel 2012 pensavo destinato ad una carriera ricca di vittorie, sta tagliando poche volte il traguardo per primo. Non ha vinto una grande classica ed in questo Tour si è capito perché. Sbaglia i tempi.

9 commenti:

  1. Ho seguito poco gli ultimi 10 giorni di corsa perché di pomeriggio ero occupato ma da quel che ho visto Froome mi è sembrato in calo piuttosto netto nell'ultima settimana, sull'Alpe d'Huez a tratti Poels, non di certo uno scalatore, si voltava per vedere se teneva la sua ruota segno che i 2 minuti persi nelle ultime due tappe sono più demerito suo che merito di Quintana (che non ha nemmeno saputo sfruttare a pieno l'occasione), per il prossimo anno gli conviene ritardare di un 10 giorni le tabelle, non ha senso andare forte al Delfinato per poi rischiare un crollo a fine Tour.

    Nibali resto dell'idea che sia crollato mentalmente per tre avvenimenti, il distacco nella seconda tappa, il non aver potuto fare la differenza sul pavé e la caduta causata da Tony Martin perché non è credibile che uno che fa un buon risultato a Huy poi si stacca da 30 corridori sul Mur de Bretagne, se parte bene e senza problemi può fare una grande Vuelta.

    Su Valverde concordo che sia stato limitato, l'ho detto subito dopo Huy, non si poteva vedere lui a 500 metri voltato a cercare il colombiano, oltretutto avrebbe potuto prendere vari abbuoni con più libertà, forse non avrebbe vinto, ma secondo sarebbe arrivato di sicuro se Quintana era in un'altra squadra. Adesso spero che il colombiano gli restituisca l'aiuto alla Vuelta dove statisticamente Valverde ha fatto sempre meglio che al Tour quando ha corso entrambi nello stesso anno (2006 ritirato poi secondo, 2008 ottavo poi quinto, 2012 ventesimo poi secondo, 2013 ottavo poi terzo, 2014 quarto poi terzo). Il prossimo anno comunque necessitano di diversificare i calendari in casa Movistar, con Valverde che punta alle Ardenne io manderei lui al Giro e Quintana al Tour anche se credo che Quintana sia più adatto al Giro.

    Su Sagan c'è da dire che è un grande corridore, va bene quasi ovunque ma il suo problema è che non eccelle da nessuna parte, è battuto da gente come Greipel, Kristoff (al massimo, non quello del Tour), Kittel, forse anche Bouhanni e Cavendish in volata, è battuto dagli scattisti sugli strappi (se troppo duri poi salta, vedi Huy), è un buon cronoman ma se ci sono specialisti è battuto, se si impegnasse sarebbe anche un buon scalatore ma non ai livelli dei corridori da grandi giri, è forte sul pavé ma se trova il Cancellara, il Boonen, il Degengkolb di turno è battuto, alla fine sarà solo un gran piazzato che probabilmente vincerà pure qualcosa di prestigioso (qualche classica, qualche tappa nei grandi giri) ma solo quando gli capiterà la situazione fortunata, mentre potrebbe puntare a molti successi in corse di secondo livello, brevi corse a tappe, classiche minori dove il lotto partenti non è al top.

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    1. Il cedimento nervoso di Nibali c'è stato, ma è anche vero che in salita è meno forte di Froome e di Quintana e, secondo me, anche di Thibaut Pinot. Lo scorso anno la sua vittoria, meritatissima, fu propiziata da un concorso di circostanze favorevoli, a cominciare dal ritiro dei principali rivali, che sono difficilmente ripetibili. Quanto a Valverde, ha perso una grande occasione, perché ha 35 anni compiuti, e non so se potrà ritrovare al Tour un percorso così adatto alle sue caratteristiche.

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    2. Forse non ritroverà un percorso così nel Tour ma ancora 1/2 anni penso possa averli di tenuta su tre settimane per puntare a un grande giro (il prossimo anno, come ho già detto, fossi in lui punterei a Giro e Vuelta lasciando a Quintana il Tour), dopodiché penso debba concentrarsi solo sulle classiche dove uno in giornata può dire la sua anche a 40 anni visto che serve il recupero e la costanza di prestazione (che per forza di cose con l'età calano).

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    3. Mi ero perso per strada un non nell'ultimo rigo, intendevo dire che per fare bene un giorno in una classica non serve il recupero e la costanza di rendimento come per un Grande Giro quindi uno portato (e lui lo è) può competere anche a 40 anni se si allena bene.

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  2. Oggi intanto dovrebbe essere il favorito a San Sebastian, poco dietro direi Purito e Gilbert (anche se forse è un po' dura per lui, più adatto ad Amburgo fra le classiche estive, ma al Giro di Vallonia volava) anche se ce ne sono tanti fra incognite al rientro dopo diverso tempo (Dani Moreno, Alaphilippe, Landa, Benoot) e gente che esce dal Tour (Uran, Scarponi che sulle Alpi era in crescita esponenziale, van Avermaet anche se come per Gilbert è un po' dura, Bardet, Pinot, Martin).

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  3. Concordo che debba puntare sul Giro o sulla Vuelta, in ogni caso non deve ridursi a fare il gregario di Quintana.

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    1. A San Sebastian ha vinto Yates, peraltro davanti a tutti i favoriti. E si è rivisto Alaphilippe: ancora non ho capito perché abbia saltato il Tour.

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    2. Grande fortuna Yates, van Avermaet è stato abbattuto da una moto ripresa mentre era davanti e Valverde e Purito si guardavano e, invece di andare a riprenderlo, si sono fatti riprendere loro (e anche Mollema che era con loro) dal gruppetto dietro con gli ex fuggitivi e i resti del gruppo.

      Alaphilippe dovrebbe fare la Vuelta, dico dovrebbe perché doveva fare pure il Giro e poi l'hanno sostituito una settimana prima poi dove fare il Tour e anche lì l'hanno sostituito addirittura tre giorni prima di partire.

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  4. Sono curioso di vedere cosa possa fare in una grande corsa a tappe.

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